Marco Moussanet sul Sole 24 Ore traccia il quadro a fosche tinte del protezionismo francese.
Racconta: “Due giorni fa il fondo Pai ha deciso di vendere il proprio 50% di Yoplait, colosso francese degli yogurt e diretto concorrente del connazionale Lactalis, agli americani di General Mills, quelli di Haagen-Dazs. Un altro 1% viene ceduto dalla cooperativa agricola Sodiaal. Un’operazione tutta privata. Eppure ieri mattina i ministri dell’Economia Christine Lagarde e dell’Agricoltura Bruno Le Maire, hanno ritenuto di dover fare un comunicato in cui avvertono General Mills che avranno un riflettore puntato sul loro piano industriale, per salvaguardare i posti di lavoro e le tecnologie della filiera francese del latte. Annunciano inoltre che molto probabilmente il Fondo strategico d’investimento – creato a fine 2008 da Nicolas Sarkozy con una dotazione di 14 miliardi – prenderà a sua volta una partecipazione in Yoplait, nell’ordine del 10 per cento. Tanto per stare tranquilli”.
Uno strumento importante di protezionismo industriale è il decreto varato a fine 2005 dall’allora premier Dominique de Villepin sulla protezione dei settori strategici: prevede una previa autorizzazione governativa nel caso di acquisizione da parte di un gruppo estero di società sensibili per le loro attività nel settore della difesa e della sicurezza nazionale” .
Inoltre, la già molto diffusa presenza dello Stato azionista sta riprendendo vigore proprio con l’attuale presidente Nicholas Sarkozy, con lo slogan del “patriottismo economico” di origine neogollista.
Fa notare Moussanet “che il pacchetto totale di partecipazioni in mano allo Stato è oggi di 660 miliardi, 90 dei quali in società quotate. Nel portafoglio dell’Agenzia di partecipazioni (Ape) c’è ancora la totalità della Posta e delle Ferrovie (Sncf), ma c’è anche molto altro: il 15% di Renault, l’88,8% di Areva, l’84,5% di Edf, il 38,9% di Gdf-Suez, il 16% di Air France, il 15,1% di Eads, quote intorno al 30% di giganti della difesa come Safran o Thales”.
E ancora:”È utilizzando il suo formidabile potere di veto che Parigi ha via via bloccato, negli anni scorsi, le iniziative di Enel (su Suez, imponendo il matrimonio con Gdf), di Novartis (su Sanofi, spinta alla fusione con Aventis), di Siemens (su Alstom). A volte lanciando persino avvertimenti preventivi, tanto per spegnere sul nascere eventuali appetiti. Come accadde con le voci di un possibile interesse di PepsiCo per Danone. O quando la Société Générale, indebolita dal caso Kerviel, sembrava poter essere facile preda di qualche gigante del credito”.