ROMA – In piazza, per lo sciopero generale indetto e voluto dalla Cgil, Cisl e Uil non ci saranno. Dal leader della Cisl Raffaele Bonanni sono arrivate accuse durissime, con lo stop definito “demenziale” prima e “colpo di grazia” all’Italia poi. Eppure, nei due sindacati “moderati” la situazione è tutt’altro che distesa.
Ad alcune federazioni (dai metalmeccanici ai bancari), infatti, l’articolo 8 della manovra, quello relativo alla possibilità di licenziamenti in caso di accordi azienda-sindacato, non piace proprio. Così, mentre Bonanni e il leader della Uil, Luigi Angeletti non affondano, le singole federazioni fanno sapere che l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori “non si tocca” e che l’articolo 8 della manovra “va stracciato”. Nulla di diverso, insomma, da quanto chiede la Cgil con lo sciopero del 6 settembre.
Il rischio individuato dai sindacati è quello che, divenuto legge l’articolo 8, al posto del diritto al reintegro i lavoratori si trovino ad essere “risarciti” dal licenziamento con un semplice indennizzo economico. Da qui un coro di no all’articolo 8, definito “inutile e sbagliato”. Va giù duro Giovanni Lucano della Fit-Cisl: “Nessun sindacalista farà mai accordi per far licenziare i lavoratori”. Chiude anche la Uilca che si impegna “a non attivare nessuna deroga all’articolo 18”. Posizione, questa, identica a quella di Fiba Cisl. Per Giuseppe Masi di Fim-Cisl la misura “serve solo ad alimentare lo scontro ideologico nell’intento di affossare l’unità sindacale”.
Più severo ancora il giudizio del Fabi, sindacato dei bancari che, oltre a definire “ingiusto e sbagliato” l’articolo 8, senza aderire direttamente allo sciopero Cgil, lascia alle “personali valutazioni di ognuno la legittima partecipazione ad una manifestazione di protesta”. Un modo sobrio per dire che scioperare non è poi così sbagliato. Nonostante le indicazioni confederali.
