«Non credo ci sia più bisogno di me. La rotta è chiara, le persone giuste sono al posto giusto». Cosi Gianluigi Gabetti spiega, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, la decisione di lasciare alla prossima assemblea di maggio la presidenza dell’accomandita Giovanni Agnelli e C. Sapaz.
Gabetti ripercorre tutta la sua lunga vita nel gruppo, a partire dal rapporto con l’Avvocato, con il quale spiega di essere stato in disaccordo solo sull’ipotesi di acquisto del Corriere della Sera. «Verso la fine – racconta – mi congedò con una specie di saluto militare, poi mi prese la mano e se l’appoggiò alla guancia: tenga unita la famiglia, mi disse».
Dell’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, dice che «ha l’azienda in testa, non ha bisogno di carta e di cifre e non ha sbagliato una previsione». Le redini dell’accomandita passeranno a John Elkann, che è già vicepresidente della società oltre che numero uno di Exor, la finanziaria del gruppo Agnelli e vicepresidente della Fiat. «Io l’ho preparato – spiega Gabetti – e un anno e mezzo fa ho detto: è pronto. Adesso non ha più bisogno di me». Quanto al futuro del gruppo, Gabetti assicura che non c’è “nessuno sganciamento dal paese” e su Torino dice di pensarla come Marchionne “bisogna avere radici profonde, ma orizzonti ampi. Adesso abbiamo le due cose”.
