Una sentenza del tribunale tedesco di Amburgo stabilisce un principio che può avere conseguenze importanti non soltanto in Germania. I giudici per la prima volta hanno stabilito che il prezzo del gas non deve essere più collegato a quello del petrolio. Il regime c’è da decenni: i prezzi del gas dovevano andare di pari passo ai prezzi del petrolio ma adesso il Tribunale federale ha vietato questa prassi.
Ad Amburgo, mercoledì 24 marzo, i giudici hanno deciso che i fornitori non devono decidere il prezzo del gas soltanto in base all’andamento del prezzo del petrolio. La sentenza si rivolge in particolare a due fornitori che hanno i prezzi del gas completamente agganciati all’indice per l’olio combustibile, una clausola che potrebbe penalizzare il cliente in modo inappropriato, hanno sentenziato i giudici. A causa delle complicate formule matematiche, i prezzi del gas potrebbero aumentare anche se il fornitore ha ridotto i costi, in modo da potergli dare un “ulteriore profitto”. Alla base c’è il fatto che il prezzo del gas è composto, oltre che dal suo prezzo effettivo, dai costi di rete e dai costi di distribuzione. Dopo la sentenza, il legame con il prezzo del petrolio non può più dipendere da tutte le componenti, ma solo dal prezzo effettivo del gas.
Per il momento, però, la sentenza vale per i due fornitori “Rheinenergie” nel Nordrhein-Westfalen e per “Stadtwerke Dreieich”. I giudici non hanno vietato il collegamento con il prezzo del petrolio in linea di principio. La comunità dovrebbe anche poter pianificare, calcolare, e non considerare il legame col petrolio come unica base per i prezzi.
Pur essendo entrambe risorse del sottosuolo, petrolio e gas appartengono a due mercati diversi (il mercato del petrolio è mondiale) poiché hanno caratteristiche geologiche delle riserve, processi estrattivi e tecnologie utilizzate nell’estrazione in molti casi completamente diverse. A meno che non si tratti di gas associato (il gas che si trova in “sacche” attorno a giacimenti petroliferi e la cui estrazione deve, per motivi geologici, seguire l’andamento dell’estrazione del petrolio attorno a cui si trova, soffrendone per cui degli stessi rischi, e problemi da un punto di vista geologico), non c’è nessuna motivazione geologica per avere un legame tra prezzo del gas e prezzo del petrolio.
Questo legame è stato fin dall’inizio richiesto tuttavia dai produttori nei contratti a lungo termine (5-10-20 anni), in quanto aveva vantaggi sia per i produttori che per gli acquirenti: garantiva la competitività del gas rispetto ad altri combustibili sostitutivi (come il petrolio), garantiva prezzi stabili nel lungo termine, un prezzo che non poteva venire manipolato da nessuna delle parti (in quanto legato a fattori esterni), permetteva di investire in infrastrutture upstream (sulla base di prezzi e quindi ricavi stabili). Inoltre, fornisce un criterio generale per la rinegoziazione delle clausole di contratto, crea una “base” per il prezzo del gas sufficientemente stabile e una mitigazione del rischio di prezzo sufficiente per gli investitori (banche), pone le entrate dell’esportazione di gas in linea con quelle petrolifere (molti produttori di gas sono anche produttori di petrolio).
Perché possa avvenire un cambiamento radicale, quindi, è necessario che gli interessi sia di produttori che di acquirenti siano allineati e cambino e che si trovi un meccanismo di prezzo che garantisca a entrambi tutti i benefici elencati. Fino ad ora, tale meccanismo in grado di soppiantare completamente il petrolio nella formula di prezzo però non si è creato.
Vi sono stati tuttavia una serie di sviluppi che hanno posto le basi per l’inizio di un cambiamento. Un esempio è la liberalizzazione del mercato del gas in Europa e la creazione di alcuni “hub” o mercati locali che hanno aperto la strada negli ultimi 20 anni alla formazione di prezzi del gas più in linea con i meccanismi di domanda e offerta. E una sentenza come quella del Tribunale federale tedesco lascia ben sperare per il futuro, un futuro più a favore degli acquirenti che dei produttori.
