ROMA – Generali vuole porare in tribunale il suo ex amministratore delegato Giovanni Perissinotto e il suo ex direttore generale Raffaele Agrusti. La decisione, al momento, ancora è non ufficiale ma, stando a quanto scrive per Affari e Finanza Adriano Bonafede, sostanzialmente scontata.
Secca e infastidita la reazione di Giovanni Perissinotto.
Una decisione definitiva verrà presa il 19 febbraio dal nuovo cda ma la “azione di responsabiltà”contro l’ex managemente è scontato. Tanto scontato quanto raro visto che, nelle multinazionali, è decisamente inusuale rischiare tanta pubblicità negativa.
Ufficialmente, scrive Fabio Tamburini sul Corriere della Sera,
“l’argomento non è all’ordine del giorno ma sono in arrivo pareri richiesti agli studi legali e, poco prima del consiglio, si riunirà il comitato controllo e rischi. Sarà proprio quest’ultimo, come prevedono le regole di gruppo, che prenderà posizione e girerà la pratica ai consiglieri. Nel mirino ci sono sette investimenti finanziari della gestione precedente a quella di Mario Greco, nominato amministratore delegato della compagnia nell’estate 2012″.
Eppure in Generali sembra deciso. Tutto nasce quando l’attuale ad Mauro Greco decide di attuare una specie di due diligence sulla gestione passata. E qualcosa non torna, in particolare, spiega Affari e Finanza nel pezzo ripreso da Dagospia, su
possibili profili di irregolarità su alcuni investimenti di Generali, in particolare con i soci veneti di Palladio e Finint, per i quali non erano state rispettate le procedure di governance previste. Di fatto, o il vecchio consiglio d’amministrazione non era stato informato o ciò era avvenuto con alcuni sostanziali omissis. La materia riveste una particolare delicatezza perché dietro queste operazioni potrebbe nascondersi – secondo una ricostruzione accreditata anche dall’indagine della magistratura nella persona del pm Federico Frezza, di cui Affari & Finanza aveva già dato per prima la notizia, nel numero 40 del 2 dicembre scorso – la volontà da parte del vecchio management di crearsi un nucleo di azionisti di Generali a lui vicino.
Ma non è solo Greco a fare pressione. Ci si è messa la magistratura di Trieste e la Consob. Ancora Affari e Finanza:
L’azione di responsabilità – che tenderebbe a recuperare i soldi spesi dal gruppo per un’operazione che ha causato un danno patrimoniale – pur non essendo data per esclusa a priori, secondo i pareri legali sembrava però di ardua percorribilità e quindi Generali l’aveva accantonata. Nei mesi successivi, tuttavia, ben due interventi da parte degli organi di controllo – Consob da una parte e Ivass dall’altra – chiedevano di riesaminare tutte le questioni legate a queste operazioni e relative all’operato di Giovanni Perissinotto e di Raffaele Agrusti.
Così, uno scenario prima giudicato “poco percorribile” è diventato quello più probabile. Proprio per le pressioni della vigilanza:
Fonti ben informate dicono che la scorsa settimana l’ad Mario Greco sia stato convocato dal presidente Giuseppe Vegas. In tale occasione Vegas avrebbe svolto una fortissima pressione su Greco perché convinca il prossimo 19 febbraio i consiglieri d’amministrazione riluttanti a portare avanti un’azione così eclatante. Le resistenze, infatti, sono forti. Per vari motivi. Il primo è che in questo momento, con un management proiettato verso il nuovo corso e che, risultati alla mano, gode dell’appoggio incondizionato degli azionisti, una vicenda del genere (che riguarda il passato) porterebbe soltanto una pubblicità negativa al gruppo. Il secondo, che pochi sarebbero disposti a confessare, è che nel board siedono ancora oggi persone che erano presenti anche all’epoca in cui i fatti sono avvenuti.
Fabio Tamburini sul Corriere della Sera ha approfondito:
“Controlli sono stati a tappeto e sono emerse accuse circostanziate nel caso dei sette investimenti, con irregolarità procedurali di varia natura. Così è stato affidato l’incarico a due studi legali (Erede, Bonelli, Pappalardo e Francesco Mucciarelli, quest’ultimo per eventuali responsabilità penali) di pronunciarsi nel merito dell’azione di responsabilità, con la consulenza tecnica per quanto riguarda gli aspetti contabili e finanziari della Kpmg.
Il loro responso è stato di escludere responsabilità penali e, pur evidenziando una serie di irregolarità procedurali, di considerare problematico l’accertamento delle responsabilità civili. Parere sulla base del quale sia il comitato controllo e rischi delle Generali sia il consiglio di amministrazione avevano deciso di soprassedere.
“Poi, nell’autunno scorso, la Consob è intervenuta chiedendo al gruppo una informativa al mercato su un lungo elenco di punti e l’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ha suggerito di rivedere la decisione presa. Il passaggio successivo è stato un nuovo incarico dato dal consiglio di amministrazione delle Generali ad altri due studi legali sull’opportunità di procedere all’azione di responsabilità civile contro Perissinotto e Agrusti (sono al lavoro lo studio Portale e lo studio Maresca). Il loro parere è atteso nei prossimi giorni.
“Secco il commento di Perissinotto: «Non ho niente da cui difendermi», ha detto ieri al Corriere della Sera, «e non entro nel merito delle singole operazioni». E ancora: «Osservo con grande perplessità il martellamento continuo contro di me nonostante che Generali sia il gruppo italiano uscito meglio, e prima di tutti, dalla crisi. Chiedere danni su singole operazioni, che peraltro in buona parte dei casi si stanno sviluppando con buoni risultati, senza una visione complessiva degli investimenti del gruppo è inaccettabile. In Generali abbiamo creato valore, tanto valore. Lo dimostrano operazioni come la nascita di Banca Generali, che oggi in Borsa vale 2,7 miliardi, e le vendite di asset in corso, che stanno avvenendo con plusvalenze elevate»”.