Il poker on line in Italia compie due anni: giocati 4,6 miliardi di euro

Il poker on line in Italia compie due anni: il 2 settembre 2008 nascevano i primi tornei, ma nessuno aveva pronosticato lo sviluppo vertiginoso che ha avuto il settore, con una raccolta pari a 4,6 miliardi di euro, in pratica quanto una finanziaria dell’Italia in lire.

Nato come ”skill game”, ovvero gioco di abilità, il poker ha da subito sbaragliato qualsiasi concorrenza, confermandosi come il gioco on line più praticato del nostro paese. Con soddisfazione anche per l’erario: come ricorda l’agenzia specializzata Agicos, grazie ai tavoli verdi virtuali lo Stato ha potuto contare su incassi di circa 139 milioni di euro, nonostante che il poker su internet sia uno dei giochi più redditizi per gli appassionati, visto che per legge per ogni partita deve tornare nelle tasche dei giocatori almeno l’80% di quanto raccolto.

Nei mesi di maggiore raccolta, soprattutto la stagione invernale, gli italiani giocano sul poker on line mediamente oltre 9 milioni di euro al giorno, cifra che scende a meno di 8 milioni in estate. Ogni giocatore spende in media per una partita a poker poco più di 6 euro.

Solo nel 2010 sono stati disputati on line in Italia oltre 100 milioni di tornei. Il record di raccolta fu stabilito nel gennaio del 2010, quando gli italiani puntarono sui tavoli verdi virtuali 288,5 milioni di euro. Due anni fa, ricorda l’agenzia Agipronews, i tornei giocati furono quattro, per un montepremi complessivo di 216 euro. A partire dalle 17,01 furono premiati i primi sedici giocatori, mentre il primo vincitore fu il giocatore con il nickname 000000000000, che spendendo un euro ne vinse 8,64, superando altri 26 giocatori.

Per rendere completo il successo del poker manca però il supporto dei tornei dal vivo. Al momento gli eventi live vengono organizzati nei quattro casinò italiani e nelle sale di ”confine”: innumerevoli gli appuntamenti, organizzati anche da marchi made in Italy, nelle sale slovene o maltesi.

Eppure fino a qualche tempo fa, ricorda Agipronews, in assenza di una regolamentazione specifica, esisteva un florido ”sottobosco” di circoli dedicati al gioco dal vivo, capace di organizzare circa 30 mila tornei in un anno, con volumi di gioco superiori a 400 milioni di euro. Un mercato che, considerato non solo gli addetti alla sala, ma anche tutte il resto del personale necessario per gestire una club, garantiva lavoro a circa 12 mila persone.

Lo stop è arrivato a settembre 2009 in una circolare del Ministero dell’Interno: nessuna deroga e stop “fino all’entrata in vigore della nuova normativa in materia” all’attività dei circoli di poker nei quali vengono organizzati tornei dal vivo. Al momento si è ancora in attesa di un regolamento, previsto dalla Legge Comunitaria 2009, redatto dai ministeri dell’Interno e dell’Economia, in cui verranno determinati “l’importo massimo della quota di partecipazione” ma anche “l’impossibilità per gli organizzatori di prevedere più tornei nella stessa giornata e nella stessa località”.

L’organizzazione sarà riservata soltanto ai soggetti titolari di concessione e non più, quindi, ai circoli ricreativi o alle associazioni. Adesso il documento è fermo al ministero dell’Economia, al quale il Viminale ha rimandato il testo del regolamento: una volta che i tecnici di via XX settembre avranno completato le necessarie modifiche, la palla passerà al Consiglio di Stato che avrà 60 giorni per emettere un parere sul nuovo Decreto Ministeriale.

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Maria Elena Perrero