
ROMA – Un giovane in fuga dall’Italia? Può costare fino a 80mila euro alle aziende. Secondo una ricostruzione di Page Personnel, societĂ di Page Group specializzata nella ricerca di personale qualificato, riportata dal Sole 24 Ore infatti la perdita di un’azienda italiana che non riesce a conservare un talento in organico oscilla tra i 40mila e gli 80mila euro.
Ma come si arriva alla cifra? Non è altro che la somma tra le spese per l’inserimento e il guadagno netto che si ricaverebbe con l’apporto di una risorsa formata, con esperienza dai 3 ai 5 anni. Il valore esatto cambia da settore a settore, ma l’asticella non scende mai sotto i 40mila euro.
Alberto Magnani per il Sole 24 Ore fa un esempio:
Parliamo di un professionista fresco di contratto , in fuga dall’azienda dopo sei mesi di tirocinio o lavoro a tempo determinato: 4.600 euro per il processo di selezione, con la trafila di annunci, screening dei curricula e colloqui; 15mila euro di business “negato” dalla fine del rapporto; 19mila per la retribuzione dei primi mesi di lavoro. Il resto a salire: piĂą il candidato è valido, piĂą la perdita pesa: “Il costo aumenta drasticamente se, invece, la nuova risorsa è un vero e proprio talento – sottolinea Francesca Contardi, amministratore delegato di Page Personnel – tra progetti avviati e non conclusi, clienti portati via e mancato guadagno, siamo, secondo lo studio, intorno agli 80mila euro”.
Magnani quindi spiega perchè ingegneria e tecnologia sono i settori in cui l’esodo dei giovani costa di piĂą:
Le categorie piĂą in crisi sono, non a caso, quelle con la maggior offerta di alternative fuori dall’Italia. Un neoprofessionista dell’area finance che fa per le valige per una societĂ di Regno Unito o Germania costa 35mila euro alla sua azienda di provenienza. Un ingegnere formato al Politecnico di Milano o Torino che accetta offerte estere con stipendi piĂą vantaggiosi dai 10-15mila in su rispetto a quelli italiani genera una perdita di 60mila euro. Il conto è ancora piĂą pesante per i profili del commerciale: un giovane che recide i rapporti dopo un semestre equivale a un buco di 70mila per quanto è costato e quanto si stimava che avrebbe reso. Il bilancio piĂą grave resta resta quello delle tecnologie, con lo “shopping” di nostri laureati tra big e start up straniere: «Nel complesso, il settore che soffre di piĂą in caso di fughe all’estero è sicuramente l’ambito tecnico – tecnologico – sottolinea Contardi – Questo perchĂ© l’offerta di candidature valide è piĂą scarsa rispetto ad altri ambiti e una volta individuata la risorsa, formata e introdotta nel business sostituirlo è decisamente piĂą complicato e dispendioso».
