BRUXELLES – Azione congiunta di governo e Confindustria per scongiurare il rischio che la plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo adotti martedi' prossimo la direttiva Eurovignette, che introdurrebbe una tassa europea sui trasporti – in pratica un sovrappedaggio che verrebbe imposti ai caselli autostradali per l'attraversamento dei valichi di montagna – che viene giudicata da Emma Marcegaglia ''fortemente dannosa per l'economia del nostro paese''.
L'eurotassa sui Tir, pensata per generare risorse per la protezione ambientale, di fatto rischia di diventare una pura e semplice entrata fiscale per i paesi centrali dell'Europa a danno dei prodotti esportati dalla periferia della Ue.
Nei giorni scorsi il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, ha scritto al presidente della Commissione parlamentare Trasporti e Turismo, Brian Simpson, evidenziando i ''notevoli negativi impatti che ne deriverebbero per il sistema del trasporto italiano'' e per chiedere che il provvedimento legislativo non venga approvato e torni in ''procedura di conciliazione''.
La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha a sua volta scritto ai vicepresidenti italiani del Parlamento europeo (Gianni Pittella e Roberta Angelilli) nonche' ai capigruppo Mario Pauro (PdL), Carlo Casini (Udc), David Sassoli (Pd), Niccolo' Rinaldi (IdV), Francesco Speroni (Lega Nord). ''Segnalo la nostra contrarieta' al compromesso raggiunto dalla istituzioni comunitarie in merito alla direttiva 'Eurovignette'''.
Tanto per il governo quanto per Confindustria il problema centrale della nuova tassa europea sui Tir e' nel fatto che dal testo e' sparita la proposta, inizialmente prevista dalla Commissione e appoggiata dal Parlamento ma poi cancellata dal Consiglio, di vincolare la destinazione (il cosiddetto 'earmarking') del ricavato della tassa allo sviluppo delle infrastrutture ferroviarie, stradali o portuali.
La nuova tassa sui Tir non sarebbe obbligatoria, tanto che l'Italia ha gia' fatto sapere che non la imporra' per non gravare su un settore gia' pesantemente fiscalizzato, ma e' previsto che sara' introdotta da paesi come Germania, Austria, Slovenia e Francia, per i quali si tradurra' di fatto in una entrata fiscale pagata dai trasportatori italiani (che generano da soli circa un terzo di tutto l'interscambio commerciale europeo su gomma, pari a circa 200 miliardi di euro l'anno in valore delle merci), o anche spagnoli, portoghesi e di tutti i paesi 'periferici' dell'Europa.
Quella dell' 'earmarking' e' definita ''questione cruciale'' nella lettera del ministro Matteoli. E Marcegaglia, dopo aver osservato che ''le merci importate ed esportate dall'Italia sarebbero le piu' esposte ad essere gravate di ulteriori oneri'', sottolinea che ''tutto cio' avverrebbe senza avere assicurazione che le politiche nazionali ed europee siano coerentemente orientate su comuni obiettivi di riequilibrio della mobilita' e di effettiva riduzione degli impatti ambientali''.
