LONDRA, 18 MAG – Dalla crisi istituzionale, passando per il 'default', fino al conio di una nuova moneta, alla creazione di necessarie nuove strutture bancarie, sotto la scure di pesantissime ripercussioni sociali (dal crollo dei consumi all'inflazione, ai flussi migratori). Questo lo scenario che si aprirebbe con un'uscita di Atene dall'euro, secondo quanto disegnato dalla stampa Gb nei giorni scorsi che ha riassunto in cinque tappe l'escalation della crisi. Ecco, in estrema sintesi, i principali passaggi.
1) CRISI ISTITUZIONALE. Le nuove elezioni in giugno potrebbero produrre una 'maggioranza ancor piu' consistente a favore di misure anti-austerita'''. Il che – scriveva il Guardian – porterebbe alla fase due: l'interruzione dei fondi accordati dalla troika. 2) DEFAULT. Ovvero lo Stato non sara' piu' in grado – gli esperti parlano di meta' luglio, in piena stagione estiva – di pagare stipendi e pensioni. O meglio, lo fara' ma non in euro. Al posto della moneta unica arriveranno dei 'paghero'' che serviranno da fondamenta per la nuova valuta. Intanto, pero', scattera' l'assalto alle banche: i greci, cosi' come accadde all'epoca in Argentina, cercheranno di ritirare i risparmi. Nell'incertezza degli ultimi giorni, i greci sono gia' corsi agli sportelli a ritirare quasi 1,5 miliardi di euro. 3) NUOVA VALUTA, NUOVE BANCHE. Lo Stato imporra' il congelamento dei conti correnti e vietera' il trasferimento dei capitali all'estero. Allo stesso tempo dovra' far ripartire la zecca nazionale. Visto che le banche sono totalmente dipendenti dalla BCE, si rendera' necessaria la creazione di nuovi istituti – come accaduto in Islanda – a forte partecipazione statale.
4) ESODO. La crisi porterebbe a un crollo dei consumi – stimato intorno al 30% – a un'impennata nell'inflazione e all'emigrazione di massa di giovane forza lavoro qualificata. Possibile una parziale, conseguente, chiusura delle frontiere. 5) ONDA D'URTO. Il ritorno alla Dracma causerebbe uno shock al sistema europeo, con tutti i problemi legali legati al pagamento di contratti pubblici e privati in euro. Poi ci sarebbe il problema di mettere in sicurezza le altre nazioni deboli – Spagna e Portogallo in testa. Il costo, secondo l'Institute of International Finance, sarebbe pari a 1.000 miliardi di euro. Risultato: incertezza, volatilita' e una recessione ancora piu' grave.
