BRUXELLES – La partita greca è alle battute finali, l’ipotesi di un default venerdì, quando scade la nuova rata di debiti da ripagare al Fondo Monetario Internazionale, spaventa e costringe i vertici dell’Unione europea a scendere in campo: così il governatore Mario Draghi, a sorpresa, lunedì sera ha raggiunto i leader tedesco e francese Angela Merkel e Francois Hollande, già riuniti a Berlino, per trovare una soluzione all’impasse e mettere fine a quei negoziati tecnici che finora hanno fatto pochi progressi e portato via troppo tempo.
“Il lavoro deve continuare con maggiore intensità”, è il messaggio finale del governo tedesco in un comunicato diffuso dall’agenzia Bloomberg. I leader hanno annunciato che rimarranno in contatto nei prossimi giorni.
Dopo i molti avvertimenti dell’Europa ad Atene, il tempo ora sta per scadere sul serio, nonostante la Commissione europea, mediatrice nella partita tra Atene e le altre capitali, abbia spostato la scadenza a fine giugno per far guadagnare tempo ai negoziati: “C’è una sola scadenza ed è il 30 giugno quando termina il programma di aiuti”, ha detto la portavoce del presidente Jean Claude Juncker, anche lui a Berlino per vedere la cancelliera e Hollande, ma non presente all’incontro con Draghi.
Ma il default della Grecia, incubo per tutta l’Eurozona, potrebbe scattare già venerdì se non si corre ai ripari: Atene deve rimborsare 300 milioni di euro all’Fmi, ma ancora non sa come e se quel giorno riuscirà a pagare. Ha detto che lo farà, ma la fiducia dei creditori è molto scarsa, visto che già per l’ultima rata ha dovuto accedere ai fondi d’emergenza depositati presso il Fondo, che ha autorizzato l’operazione purché venga rimborsato entro un mese.
Per scongiurare lo scenario peggiore, Draghi, Merkel e Hollande valutano le possibili opzioni. Finora nessuno ha voluto cedere alle richieste di Tsipras, che voleva portare il confronto dal piano tecnico a quello politico. Ma nessuno ha voluto nemmeno dargli un vero ultimatum, cioè una proposta ‘prendere o lasciare’. Ed è a questo scenario che potrebbero lavorare i tre a Berlino, ipotesi già circolata qualche settimana fa.
Il confronto sul piano politico sarebbe molto più duro, e dall’esito incerto, soprattutto dopo le accuse del premier greco Alexis Tsipras sul quotidiano francese Le Monde contro i creditori che fanno “assurde proposte” ad Atene, noncuranti della scelta democratica dei cittadini.
Cedere alle richieste e alle teorie del governo Syriza sarebbe inaccettabile per tutti gli esecutivi dell’Eurozona. Il tentativo resta quindi evitare lo scenario peggiore. Perché la Grexit “è sicuramente possibile” ma non “auspicabile”, ha detto il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan al Festival dell’Economia di Trento, soprattutto perché “nessuno può dire oggi come si potrebbe gestire” un’uscita di Atene. Il ministro resta però convinto che un accordo sia vicino, ed è quello che auspicano anche le istituzioni europee, del tutto impreparate in caso di default di un Paese della moneta unica.
La linea dura di Tsipras, che nel suo intervento su Le Monde ha ribadito di non voler recedere dalle sue ‘linee rosse’, è dovuta anche al duro confronto in atto dentro Syriza. Prova ne è la vicenda della candidata scelta dal Governo per rappresentare la Grecia al Fmi, l’economista Elena Panaritis, socialista del Pasok, costretta a dimettersi dopo la levata di scudi di oltre 40 deputati di Syriza che considerano le sue opinioni “in conflitto con il programma del partito”.