ROMA – Il destino del gruppo Ligresti, stretto tra i debiti di Premafin, la holding di controllo di Fondiaria-Sai, e l’urgenza di ripristinare i margini di solvibilità della stessa FonSai, ripiomba nell’incertezza.
Ad acuire la fragilità della situazione lo stop della Consob, dopo che Groupama, lo scorso 5 gennaio, ne aveva chiesto il parere: la commissione guidata da Giuseppe Vegas ha infatti stabilito che l’ingresso della compagnia francese Groupama in Premafin, come concordato tra francesi e italiani, non potrà prescindere dal lancio di un’opa sulla holding dei Ligresti e sulla controllata Fonsai.
Groupama, l’alleato francese che avrebbe dovuto entrare nel capitale e partecipare all’aumento di capitale, prende tempo dopo che la Consob gli ha prospettato l’obbligo di una doppia opa.
Oggi i titoli (sospesi per tutta la seduta di venerdì 5 marzo) andranno alla prova di Piazza Affari senza che al mercato siano state date indicazioni sul riassetto. Groupama ”procederà nei giorni a venire (probabilmente in settimana) all’analisi delle motivazioni, delle loro implicazioni e delle opzioni aperte per il gruppo”.
Proseguono dunque le riunioni ma un cda, al quale presumibilmente spetterà la decisione definitiva, non è ad ora stato convocato. L’accordo tra Groupama e i Ligresti avrebbe, secondo la Consob, un impatto ”significativo”, e modifica in maniera rilevante gli assetti di controllo di Premafin.
E’ ancor più forte l’influenza se si considera che il vincolo che lega gli attuali pattisti, cioè i fratelli Jonella, Paolo e Maria Giulia al padre Salvatore, dice la Consob ”è debole”, sia perché si tatta di legami familiari sia perché il patto è prossimo alla scadenza (giugno 2011). La presenza di Vincent Bolloré nell’azionariato poi rafforza l’influenza di Groupama sulla governance.
Bolloré (che ha il 5% in Premafin) e il gruppo assicurativo francese (che detiene il 4% del gruppo del finanziere bretone) sono infatti legati ”da significativi rapporti societari – ricorda Consob – sicuri indici di vicinanza tra i due soggetti”.
La cartina al tornasole, secondo la Consob, starebbe nella clausola di lock up contenuta nell’accordo a cui si vincolano i Ligresti. ”Non esiste di fatto alcun limite alla possibilità che il nuovo socio Groupama eserciti un ruolo più significativo di quello che si potrebbe ritenere sussistente in base alla considerazione della sola partecipazione da questi detenuta”.
E’ chiaro alla Consob, e lo indicano gli stessi francesi, che l’obiettivo finale è l’acquisizione di una ”posizione favorevole nel medio o lungo termine nel contesto dell’evoluzione del gruppo Premafin” e il ”beneficiare del valore generato dall’auspicato aumento di redditività di Fondiaria”.
La conclusione a cui arriva Consob è quella di un’opa a cascata su Fonsai (ma non su Milano Assicurazioni). Peraltro anche un acquisto diretto del 17% in Fonsai (come ipotizzato) contestuale all’aumento di capitale farebbe scattare un’altra opa obbligatoria (da consolidamento).
Si prova ora a immaginare quale carta Jean Azema, amministratore delegato di Groupama, deciderà di giocarsi. Appare improbabile un dietro front così come troppo onerosa sarebbe un’opa (tra 500 milioni e 1 miliardo). Riscrivere l’accordo togliendo la clausola di lock up (e rinunciare all’ipoteca su Fonsai) sembra la via da battere.
Intanto si parla già di un piano B per salvare il gruppo di Salvatore Ligresti ma prima di sbilanciarsi le banche aspettano di conoscere le mosse dei francesi. Se Groupama si tirasse indietro sarebbe pronta una rete di salvataggio stesa dalle banche tra le quali ci sono i principali creditori del gruppo. Unicredit, Bpm, Interbanca potrebbero fare la loro parte ma anche Intesa Sanpaolo non starebbe solo a guardare.