SIENA – Il Governo nazionale, con l'arrivo dei tecnici, ha fatto scuola a Siena dove, nel prossimo Cda di Banca Monte dei Paschi, siederanno probabilmente piu' tecnici che esponenti delle realta' locale. Vengono letti cosi' i sei nomi indicati domenica sera, con un colpo a sopresa, dalla Fondazione Mps, socio di maggioranza del Monte, per il prossimo cda della banca. Con Alessandro Profumo per la presidenza, e Fabrizio Viola, arrivano a Rocca Salimbeni un commercialista, Marco Turchi (indicato come vicino a Massimo D'Alema), e tre docenti universitari: Tania Groppi, Paola Demartini e Angelo Dringoli.
Scelte che se gia' ieri sera avevano visto una spaccatura nel Pd, con l'astensione del presidente della Fondazione, il cattolico Gabriello Mancini, proprio sul nome di Profumo, e che ora rischiano di lasciare nuove ferite nel partito. Stamani fonti vicine a Mancini hanno assicurato che non e' stata una scelta sulle qualita' dell'ex ad di Unicredit. Ma di fatto hanno gettato ancora piu' benzina sul fuoco: il presidente ha deciso di non votare Profumo ricordando ai membri della deputazione amministratrice la non opportunita' di un altro ''non senese'' dopo l'arrivo di Viola (l'attuale Dg assumera' la carica di ad), e i problemi giudiziari che pendono su Profumo per l'inchiesta di una presunta frode fiscale da 245 milioni di euro realizzata attraverso l'operazione di finanza strutturata denominata 'Brontos', su cui la procura milanese ha chiesto il rinvio a giudizio per lui e altre 19 persone.
A Siena, nei palazzi della politica, oggi si cerca di far passare la tesi che non ci sono spaccature, che si e' rafforzata la ''competitivita''' del Monte, come hanno scritto il sindaco Franco Ceccuzzi e il presidente della Provincia Simone Bezzini. Altre fonti danno per certo che sui nomi ci sia stata qualcosa di piu' di una parola di Pierluigi Bersani e Romano Prodi.
Di certo la lista civica, fino a oggi all'opposizione, guidata da Gabriele Corradi, a cui sarebbe vicino Dringoli, gia' nelle ultime settimane si sarebbe avvicinata alla maggioranza che sostiene il sindaco, l'uomo indicato come il vero vincitore di questa partita. E le due componenti del Pd, diesse ed ex Margherita, ormai sono ai ferri corti.
E le scelte potrebbero avere conseguenze gia' domani, quando in Consiglio comunale si discutera' una mozione, presentata da tempo, proprio sulla senesita' della banca. E inoltre il centrodestra, rimasto fuori dal Cda, ha gia' iniziato la battaglia anche a Roma.
C'e' poi il fatto che Mancini non ha nessuna intenzione di dimettersi, e vuole arrivare alla scadenza del suo mandato, luglio 2013, con l'appoggio del presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci: il fratello di quest'ultimo, Alfredo, fino a ieri era indicato come vice di Profumo. Questo e' quello che fanno filtrare alcuni uomini vicini a Mancini, aggiungendo che ora 'l'azionista di maggioranza' svolgera' al 100% il suo ruolo, chiedendo ''il rispetto degli obiettivi del Piano industriale'' ai vertici della banca.
E mentre Profumo, che sostituira' Giuseppe Mussari ormai gia' con la testa solo alla presidenza dell'Abi, stasera lancia messaggi di ''ottimismo'', a Siena tutti guardano con qualche preoccupazione la gestione del Monte da parte dei tecnici certamente attenti ai numeri, soprattutto in un momento di 'vacche magre', ma che potrebbero essere distratti su 'sponsorizzazioni' e altri interessi della citta'.