ROMA – Capitale d’Italia e capitale dell’Imu: su un trilocale in zona non centrale a Roma, del valore diciamo di 300 mila euro, la tassa per la prima casa vale circa 1300 euro. A Reggio Calabria e Cosenza, agli antipodi fiscali, lo stesso trilocale costa 50 euro. Il primato è dovuto alle rendite catastali altissime e ai ritocchi comunali alle aliquote. In generale i costi più alti sono sopportati nelle grandi città. E c’è ancora tempo perché le cifre possano cambiare in peggio: fino al 30 settembre i Comuni hanno la possibilità di decidere ulteriori aumenti, mentre il Governo ha tempo fino al 10 dicembre per fissare i livelli di prelievo definitivi.
L’esempio citato è il parametro scelto dal Sole 24 Ore per un confronto su base geografica. Un trilocale di categoria A2 per le tasse sull’abitazione principale ubicato in zona residenziale: grosso modo un immobile di classe media, senza tener conto delle eventuali detrazioni per i figli conviventi. Per la seconda casa l’esempio è un bilocale di categoria A3, al fine di consentire un confronto sull’Imu per le case date in affitto. Anche in questo caso Roma è in testa alla speciale graduatoria: 1348 euro contro i 300 di Reggio Calabria.
Pesano nella città guidata dal sindaco Alemanno i valori della base imponibile , in media più elevati che nelle altre città. Pesa anche la decisione del sindaco che ha fissato l’aliquota sulla prima casa allo 0,5%, contro lo 0,4% fissato dal Governo. La base imponibile dicevamo: per lo stesso trilocale a Roma si spendono 299 mila euro, a Milano 208 mila, a Reggio Calabria e Cosenza 63 mila euro scarsi. Se Alemanno è arrivato al 5 per mille, a Torino l’aliquota Imu prima casa è al 5,5 per mille. E infatti, la città è al secondo posto: 1188 euro per l’Imu sullo stesso trilocale preso a parametro.
Parma, Catania e Caserta hanno l’aliquota al 6 per mille, ma la tassa alla fine ha conseguenze più contenute proprio per il valore degli immobili: Parma è terza con 800 euro, Caserta è sesta con 690, Catania ventiduesima con 440 euro. Milano è nona sulla prima casa ma seconda su quella data in affitto, situazione in cui Roma invece resta sempre in testa. A Milano l’aliquota sulla seconda casa arriva al massimo consentito, il 10,6 per mille.