ROMA – E’ il 18 giugno, ultima chiamata per la prima rata dell’Imu, e scoppia la rivolta degli italiani all’estero. Per alcuni Comuni, infatti, la residenza d’origine di chi è emigrato all’estero, e magari lì vive in affitto, è da pagare come seconda casa.
Il comitato dei cittadini all’estero di Norimberga ha scritto una lettera all’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni italiani. Il messaggio è chiaro: non “ci discriminate”.
E’ proprio così che si sentono infatti molti “cervelli in fuga” e emigrati per lavoro o passione. Si sentono italiani di serie B e protestano sui social network e su internet, collettore di sfoghi e frustrazioni.
Nella lettera all’Anci si parla di violazione di “criteri di equità e di parità di trattamento” tra cittadini in Italia e all’estero. “Non ci resta che sperare che i Comuni diano seguito in modo ragionevole, giusto e non discriminatorio alla facoltà loro concessa”, ha scritto il presidente del Comites di Norimberga, Giovanni Ardizzone.
E ancora: “Sarebbe assurdo e iniquo, infatti, che ai cittadini residenti all’estero proprietari di un’abitazione in un Comune si chiedesse di pagare l’Imu come prima casa e in quello accanto come seconda casa con aliquote ben differenti”.