Con l’ultima iniezione di 200 milioni di dollari di capitale, Twitter ha raggiunto un valore complessivo di 3,7 miliardi. L’azienda non si è pronunciata sui dettagli del finanziamento, ma il suo direttore generale ha spiegato sul blog della compagnia perché c’è stato bisogno dell’investimento.
Numeri alla mano, ha fatto sapere il signor Dick Costolo, il sito ha visto aumentare i suoi account di oltre 100 milioni di unità, e i suoi clienti hanno postato sul sito 25 miliardi di commenti durante l‘anno, provocando ripetuti blocchi al sistema. Inoltre, la compagnia ha allargato il numero dei suoi dipendenti ad oltre 350 unità.
Ma più soldi immette la compagnia, maggiori sono le pressioni di portare a casa un profitto. Twitter non può cavalcare l’onda degli investimenti esterni per sempre se non può dimostrare un costante flusso di entrate. Ed in quest’ottica vanno visti gli arrivi nel consiglio di amministrazione, dopo quello di Peter Currie, di Mike McCue di Flipboard e David Rosenblatt di DoubleClick, entrambi profondi conoscitori del mondo pubblicitario e con esperienze nell’IPO (offerte pubbiche iniziali).
Così, anche se il sito ha sollecitato l’uso di Promoted Trends, post a pagamento su temi molto chiacchierati, resta difficile pensare che questa possa essere la versione finale del sito. Alla luce di tutto questo, riuscirà Twitter ad arrivare nel 2013 all’obiettivo dichiarato in alcuni documenti trafugati di raggiungere un volume di entrate pari a 1,54 miliardi di dollari?
Infine, visto che il 3% circa del traffico di Twitter è legato a Justin Bieber, quanti di quei 200 milioni di dollari serviranno a sostenere i fan del cantante? Ad occhio e croce servirebbero 6 milioni di dollari che, oggettivamente, è una cifra ragguardevole. Ma per quella cifra, potrebbero farlo entrare nel consiglio di amministrazione, o addiritura pagare i suoi sei milioni di seguaci un dollaro a testa per smetterla di intasare i server con dei post.