Il Credit Agricole e le Assicurazioni Generali stanno studiando lo scioglimento del patto di consultazione sull’11% circa di Intesa Sanpaolo. La notizia, anticipata dal Sole 24 Ore, trova riscontri da persone vicine alla situazione, mentre non si raccolgono commenti ufficiali.
L’Agricole sarebbe poi intenzionata a chiedere all’Antitrust di sterilizzare i diritti di voto eccedenti il 2%, per non dover adempiere immediatamente alla richiesta fatta a suo tempo dall’authority alla Banque Verte di scendere sotto il 2% entro il 31 dicembre 2009. L’istituto potrebbe quindi, secondo quanto ipotizzato dalle ricostruzioni filtrate, decidere di svalutare la propria partecipazione, ma solo per la parte eccedente il 2%.
Nell’ambito della soluzione allo studio, si apprende poi, verrebbe ipotizzato anche uno scambio di attivi tra Intesa Sanpaolo e il Credit Agricole con impatto neutro da un punto di vista economico.
Una decisione dell’Antitrust sulla vicenda Intesa Sanpaolo, dopo l’ultima proroga, è attesa per il 22 febbraio ed entro questa settimana, per la precisione entro domenica 7 febbraio, le parti dovranno depositare le memorie difensive. Martedì prossimo 9 febbraio è in agenda invece una riunione dei consigli di gestione e di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, in cui è prevedibile una valutazione anche su questa vicenda, visto che il patto ‘leggero’ tra il Leone e l’Agricole rischia di costare alla banca una multa quantificata tra i 500 milioni e i 5 miliardi.
Si tratta ora di vedere se la soluzione prospettata verrà ritenuta soddisfacente dall’Antitrust. In vista della fusione con il Sanpaolo, Intesa si era impegnata nel 2007 sull’uscita dell’Agricole dalla governance della banca e sulla riduzione della sua quota sotto il 2%. Nell’aprile del 2009 la banca francese ha poi stretto un accordo con le Generali, a stretto giro (maggio) oggetto di istruttoria dell’Antitrust, assieme alla mancata discesa dei francesi sotto il 2%. In giugno il Leone e la Banque Verte hanno sospeso il patto nella formula originaria annunciandone una versione ‘leggera’, nuovamente bocciata dall’Antitrust.