Privati, denaro fermo: nessuno paga nessuno, tre mesi per avere un euro

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ROMA – Non è solo lo Stato, il pubblico a pagare in grande ritardo i fornitori, i privati, sono anche i privati, le imprese, a saldare troppo tardi i conti con gli altri privati, le imprese fornitrici. Se ci mettiamo anche che lo Stato fa fatica a finanziarsi e che per le aziende è sempre più difficile ottenere credito dalle banche, si arriva presto alla conclusione che in Italia il denaro è fermo, in questo momento.

La misura del blocco del flusso di denaro nel nostro Paese la dà un numero: 89, sono i giorni che le imprese ci mettono in media a saldare i conti con i fornitori. La stima è di Cerved Group. Crescono anche i ritardi rispetto ai tempi concordati per i pagamenti, oltre 23 giorni in media. Ovvero tantissime imprese di tutti i settori e in tutta Italia pagano molto oltre la scadenza delle fatture.

Insomma è già realtà il temuto credit crunch, la “trombosi del credito”. Ora bisogna evitare però che questa situazione di stallo, di denaro che non circola, porti le imprese e il sistema Italia all’arresto “cardio-circolatorio”, cioè a una catena di fallimenti, originata dalle insolvenze.

Per impedire che il nostro subprime sia la mancanza di credito, il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera pensa a una nuova sospensione dei debiti che le piccole e medie imprese hanno verso le banche, come è già stato fatto nel 2009. Allora si “congelarono” 65 miliardi di rate di mutuo.

Ora Confindustria e Abi sono molto vicine a una soluzione che sia valida un anno e che riguardi “le linee di credito e non le imprese”, in modo che le aziende che hanno già usufruito della sospensione del 2009 possano riutilizzare anche questa per le linee di credito non ancora sospese.

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