da: Il Riformista
Sull’Italia ci sono circa 5.600 Credit default swap aperti, che valgono 230 miliardi di dollari. Questi derivati rappresentano delle polizze assicurative contro il fallimento di un titolo sottostante, generalmente un bond. Ma sono anche un indicatore della fiducia dei mercati in merito alla situazione di un Paese. Secondo i dati della Depository Trust & Clearing Corporation, l’ente statunitense di custodia dei titoli, lo Stato su cui gli investitori scommettono maggiormente non è la Grecia, in pesante crisi. In questa speciale classifica siamo i primi al mondo, in un settore da 25 trilioni di dollari. E i 230 miliardi di dollari (cioè 169 miliardi di euro) rappresentano circa il 9,5 per cento del debito italiano, 1.761 miliardi di euro.
Gli speculatori investono sul fallimento dei paesi tramite questi derivati. Ogni Cds funziona sulla falsariga di un’assicurazione su un altro titolo, come un’obbligazione. Spesso hanno una durata di cinque anni e ogni anno si deve pagare un premio: pi alto è, pi è vicino il fallimento del titolo a cui sono agganciati. Ecco perché le variazioni nel breve termine di questi coefficienti sono un benchmark valido per verificare lo stato di un Paese. Per quanto riguarda l’Italia, in circolo sono presenti 230 miliardi di dollari in Cds. E il premio per un derivato sul nostro debito è a quota 103,80 punti base: se io voglio assicurare bond da un milione di euro, devo pagare 1 Omila euro all’anno.
Non saranno i coefficienti della Grecia, oltre i 300 punti base, ma sono molto vicini a quelle di Spagna e…