ROMA – Jobs act: crescono ancora gli occupati, sono mezzo milione in più, ma i giornali scrivono il contrario:
“Nei primi otto mesi del 2016, nel settore privato, si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +703.000, inferiore a quello del corrispondente periodo del 2015 (+813.000) e superiore a quello registrato nei primi otto mesi del 2014 (+540.000). Su base annua, il saldo consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro. Il saldo annualizzato (vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi) ad agosto 2016 risulta positivo e pari a +514.000, compresi i rapporti stagionali. Il risultato positivo è interamente imputabile al trend di crescita netta registrato dai contratti a tempo indeterminato, il cui saldo annualizzato ad agosto 2016 è pari a +518.000”.
Queste sono parole dell’ Inps, in un documento ufficiale del suo Osservatorio sul precariato. Come questo dato positivo si sia trasformato in un un annuncio di catastrofe è un piccolo capolavoro di disinformazione o meglio di deformazione della realtà.
Colpa dell’Inps? Il documento è chiaro basta leggere l’attacco riportato qui sopra e non ci sono dubbi. Ma quello che è uscito sulle agenzie di stampa, Ansa e Agi in prima fila, capovolge letteralmente la percezione della realtà.
Certo, la spinta iniziale registrata nei primi mesi del 2015, dopo l’entrata in vigore del Jobs Act, si è attenuata. Ma ce ne passa, da qui al lanciare un allarme, come hanno fatto Repubblica, la Stampa e un po’ tutti i giornali e le agenzie.
Altro allarme è quello dei licenziamenti disciplinari. Si dovrebbe poter dire: era ora, ma non è così, come lo stesso presidente dell’ Inps, Tito Boeri, ha dovuto sottolineare, forse per evitare di essere travolto:
Ecco la notizia della agenzia di stampa Agi:
In 8 mesi 3,8 milioni di assunzioni stabili. Le assunzioni di datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-agosto 2016 sono risultate 3.782.000, con una riduzione di 351.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-8,5%). Nel complesso delle assunzioni sono comprese anche le assunzioni stagionali (447.000).
Il calo si spiega e va considerato, scrive l’Inps,
“in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui dette assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni”.
In 8 mesi 46.255 licenziamenti disciplinari, +28%. Nei primi otto mesi del 2016 crescono i licenziamenti sui contratti a tempo indeterminato passando da 290.556 a 304.437, ma aumentano soprattutto i licenziamenti cosiddetti “disciplinari”, ovvero quelli per giusta causa e giustificato motivo. Negli otto mesi del 2016 sono passati dai 36.048 dello stesso periodo del 2015 a 46.255 (+28%). Per coloro che sono stati assunti con il contratto a tutele crescenti previsto dal Jobs act a partire dal marzo 2015, sono cambiate le sanzioni in caso di licenziamento ingiusto, con la sostanziale cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e quindi con l’impossibilità della reintegra nel posto di lavoro.