La Bce taglia il costo del denaro di tre quarti di punto portandolo al 2,5%. Un taglio considerevole per gli standard della Banca Europea. Ma tra gli esperti c’è chi aveva previsto (o sperato) in una riduzione di un intero punto, anche se la previsione più gettonata parlava di uno 0,50% in meno. Si tratta del livello minimo dal maggio del 2006. Tecnicamente la riduzione è di 75 punti base. Analogamente sono stati ridotti, di tre quarti di punto, rispettivamente dal 2,75% al 2% e dal 3,75% al 3% anche il tasso sui depositi e quello marginale. La Borsa di Milano non è parsa entusiasta della notizia e ha quasi azzerato il rialzo della mattinata rimanendo appena sopra lo zero.
Ue in recessione. La decisione era attesa e, in mattinata, è stata preceduta dai pessimi dati di Eurostat che disegnano uno stato di recessione tecnica per l’area dell’euro. Nel terzo trimestre dell’anno, il Pil degli stati che utilizzano la moneta unica è sceso dello 0,2% come anche quello dell’insieme dell’Unione Europea. Considerato che anche tra aprile e giugno si è registrato un calo dello 0,2%,, si può affermare che l’Europa è in recessione. Non ancora per la Ue a 27, dove nel secondo trimestre si era registrato un tasso pari a 0. Secondo le prime stime pubblicate oggi da Eurostat, e corrette dalla variazioni stagionali, su base annua c’è stato un aumento rispettivamente dello 0,6 e dello 0,8% per la zona euro e per l’Eurozona.
La situazione in Europa è in ogni caso peggiore di quella registrata negli Stati Uniti e nel Giappone, con un calo dello 0,1% in entrambi, dopo un + 0,7% negli USA ed un -0,9% in Giappone per il secondo trimestre. Su base annua, il PIL è aumentato negli USA dello 0,7%, dopo un +2,1% nel secondo ed in Giappone è rimasto fermo dopo un aumento dello 0,7% nel secondo trimestre.
Nel trimestre considerato i consumi finali delle famiglie sono rimasti stabili nell’Eurozona e sono aumentati di 0,1% nella Ue dopo -0,2% e -0,1% nel secondo trimestre; investimenti -0,6% e -0,8% dopo -0,9% e -1%; esportazioni +0,4% e +0,3% dopo -0,1% nelle due zone; importazioni +1,7% e +1,3% dopo -0,4% nelle due zone.
In Germania il Pil è calato dello 0,5% dopo -0,4% nel secondo trimestre, Spagna -0,2% dopo +0,1%, Francia +0,1% dopo -0,3%, Polonia +1,2% dopo +1,3%; Austria +0,1% dopo +0,3%, Svezia -0,1% dopo -0,1%, Regno Unito -0,5% dopo quota zero.
Tecnicamente pertanto si trovano in recessione (due trimestri consecutivi di crescita negativa del Pil) Germania, Italia, Svezia, Estonia (primo trimestre -0,9%, secondo -0,8%, terzo -1%). Mancano però i dati dell’Irlanda, già in recessione nei primi due trimestri dell’anno (-0,5% nel secondo trimestre e -0,3% nel primo), Lettonia (già in recessione nella prima parte dell’anno).
Pesante il differenziale Btp-Bund tedeschi. Per quanto riguarda la crisi in Germania, il differenziale fra i rendimenti offerti dai Btp decennale e il Bund tedesco ha raggiunto i 136,6 punti, toccando un nuovo record.