ROMA – La Chiesa non dovrà pagare gli arretrati allo Stato Italiano sulla vecchia Ici. La conferma arriva dal Tribunale Ue, che ha respinto il ricorso presentato dalla scuola Montessori di Roma contro la decisione della Commissione Ue che di fatto assolveva l’Italia dal recupero delle tasse mai pagate sugli immobili ecclesiastici, data l’impossibilità di procedere all’operazione. Secondo i giudici di Lussemburgo, infatti, “non è possibile contestare alla Commissione di essere incorsa in un errore di valutazione per aver dichiarato che le autorità italiane non disponevano di alcun mezzo che consentisse loro di procedere al recupero, anche solo parziale, dell’aiuto considerato illegittimo”.
La storia arriva da lontano. L’Antitrust Ue aveva aperto un’indagine nel 2010 dopo una serie di denunce, tra cui la stessa scuola Montessori, e degli interventi del deputato radicale Maurizio Turco e dal fiscalista Carlo Pontesilli. Bruxelles aveva quindi messo a nudo che il “sistema italiano di esenzioni all’Ici concesse a enti non commerciali per scopi specifici tra il 2006 e il 2011 era incompatibile con le regole Ue sugli aiuti di stato”, in quanto conferiva di fatto “un vantaggio selettivo” alle attività commerciali svolte negli immobili di proprietà della Chiesa rispetto a quelle portate avanti da altri operatori.
Nel dicembre 2012, sotto il governo Monti, con l’abbandono della vecchia Ici per l’Imu, la questione fu chiusa in quanto l’allora nuovo sistema di tassazione prevedeva esenzioni solo per quegli immobili della Chiesa dove non venivano svolte attività economiche. Con una postilla non da poco: per la prima volta, a priori, la Commissione aveva riconosciuto le ragioni dell’Italia sulla “assoluta impossibilità” di recuperare il dovuto per il 2006-2011 in quanto sarebbe stato “oggettivamente” impossibile calcolare l’importo esatto per il pregresso. Secondo stime dell’Anci, questo potrebbe ammontare ben a 4-5mld di euro.
La Montessori, sostenuta nella battaglia dai Radicali, ha quindi deciso nell’aprile 2013 di presentare ricorso contro la Commissione, al cui fianco si è schierato anche lo stato italiano. Questo è però stato respinto ieri, 15 settembre, dal Tribunale Ue. Sarà ancora possibile fare appello davanti alla Corte di giustizia, l’organo di grado maggiore.
Per il segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti (Uaar) Stefano Incani, la decisione dei giudici di Lussemburgo, dimostra comunque “come le istituzioni, europee e italiane, abbiano un occhio di riguardo per il Vaticano e di come il sistema di norme sia stato nel corso dei decenni adattato proprio per garantire privilegi ecclesiastici, risultando quindi difficilmente emendabile”.