Il 2009 per tutto il mondo รจ stato l’anno della crisi. Per la Cina รจ stato invece l’anno del sorpasso.
Sembra davvero finito un ciclo di 30 anni che, dallโinizio delle riforme economiche alla fine del 1978, ha portato il Paese della Grande Muraglia a superare il prodotto interno lordo giapponese. Uno scatto che ha messo fine a circa un secolo di primato economico e politico nipponico in Asia.
Nel 2009, grazie allo sviluppo del suo Pil probabilmente oltre il 9%, in contrasto con la recessione che ha colpito il resto del mondo, la Cina avrร prodotto circa metร della crescita economica globale. Inoltre, nonostante la diminuzione dei suoi commerci, la Cina questโanno รจ diventata il primo esportatore del mondo, che รจ anche la riprova di quanto siano diminuite le capacitร degli altri.
Infine ci sono i dati delle riserve monetarie, prime in assoluto. Oltre 2150 miliardi di dollari cui vanno sommati i circa 500 miliardi di Hong Kong. Il totale complessivo รจ di circa 2700 miliardi, che fanno di Pechino il primo creditore al mondo, il maggiore acquirente di debito americano, seduto su un deposito di denaro che farebbe impallidire Paperone ma anche il Pil italiano, che questโanno potrebbe scendere sotto i 2200 miliardi di dollari.
Le preoccupazioni tuttavia non mancano.ย Dato lโenorme esborso finanziario sostenuto per attivare lโeconomia nel 2009, la Cina spera che il 2010 marci con le sue gambe. Ma i segnali non sono tutti rassicuranti. Lโalto commissario per Hong Kong Donald Tsang ha detto di temere una caduta dellโeconomia del territorio a metร dellโanno. Hong Kong non รจ unโeconomia vera e propria, piuttosto รจ un termometro della salute dellโeconomia nel bacino dellโAsia-Pacifico. Non รจ chiaro su che basi Tsang si esprima: certo Pechino osserva che in America oltre i dati generali, certo migliori, restano molti elementi preoccupanti. La disoccupazione รจ molto alta, le piccole imprese che giร hanno tassi di fallimento da record potrebbero andar peggio con la nuova legge sulla sanitร che impone altri costi.
Pechino quindi si preoccupa dello stato del suo maggiore ยซclienteยป, lโAmerica, che possiede forse il 70% del suo credito, e teme una seconda metร del 2010 molto turbolenta.
