La service tax, l’imposta unica che nelle intenzioni del governo dovrebbe sostituire la miriade di tributi locali che affligge gli italiani, assai difficilmente porterà, come si cerca di far credere, ad una riduzione del prelievo dalle tasche degli italiani. Sul fronte delle tasse municipali, per le quali la fantasia degli amministratori nel corso dei decenni ha spaziato, le entrate hanno raggiunto ormai la cifra di 17 miliardi di euro.
Una vera e propria giungla che include asili nido, servizi cimiteriali, nettezza urbana, Ici che eliminata sulla prima casa è comunque vigente sulle seconde case e su quelle di super lusso, l’addizionale comunale sull’Irpef, tanto per citare le più note. Per gli esercizi ci sono la Tosap, cioè la tassa sulla occupazione delle aree pubbliche (soprattutto per bar e ristoranti), la tassa sulla pubblicità ( scritte e insegne varie), l’addizionale comunale sui consumi di elettricità e via così.
L’autonomia finanziaria a livello regionale, ovvero la percentuale dei tributi propri sulla spesa corrente, è quantomai differenziata.
Tra le regioni a statuto ordinario il primato è detenuto dal Lazio con 74,6 per cento; seguono nell’ordine la Lombardia con il 68,6 per cento, le Marche con il 68.1 per cento, l’Emilia Romagna con il 65,5 per cento, il Veneto con 51 per cento, il Piemonte con il 47,9 per cento, la Toscana con il 40,2 per cento, l’Abruzzo con il 31,8 per cento, l’Umbria con il 27,6 per cento, la Campania con il 26,5 per cento,la Puglia con il 26,1 per cento, il Molise con il 24,5 per cento, la Basilicata con il 23,8 per cento, la Calabria con il 23,8 per cento.
Tra le regioni a statuto speciale la percentuale dei tributi propri sulla spesa corrente, vede in testa la Sicilia con il 48,1 per cento, seguita dal Friuli Venezia Giulia con il 25,2 per cento, la Sardegna con il 19,2 per cento, la provincia di Trento con il 18,5 per cento, la valle d’Aosta con il 17,5 per cento, la provincia di Bolzano con il 16,7 per cento.
La service tax pensata dal Ministro delle semplificazione Roberto Calderoli dovrebbe puntare ad una unificazione e ad una razionalizzazione del tributo per il costo dei servizi comunali. Questo richiederà una serie di interventi e di provvedimenti che dovrebbero essere pronti in vista della scadenza del 30 giugno quando arriverà in Parlamento la relazione sul federalismo fiscale prevista dalle legge 42. Un lavoro non indifferente di riqualificazione dei bilanci di Regioni e Comuni e la quantificazione dei trasferimenti da sopprimere. Insomma una vera e propria lotta contro il tempo.