Lavoro, si tratta. Camusso: “Nessun documento con Cisl e Uil”

ROMA – Cgil, Cisl e Uil cercano un accordo sulla modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma la Fiom fa sentire la sua contrarietà a qualunque modifica annunciando per martedì 20 marzo due ore di sciopero. Nello stesso giorno i sindacati incontreranno il governo, che si aspetta di chiudere la partita.

Il leader della Cgil Susanna Camusso ha però smentito che ci sia un documento condiviso con Uil e Cisl sulla questione: “Si sta lavorando, si vedrà, ci continuiamo a sentire”.

Nel fine settimana il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro del Lavoro Elsa Fornero hanno sottolineato di voler varare la riforma entro questa settimana, con o senza l’assenso delle parti sociali. I sindacati non hanno gradito la presa di posizione e hanno annunciato di non dare per scontato che l’accordo ci sarà dopo che la settimana scorsa sembrava che la cosa fosse sostanzialmente fatta.

Il nodo principale resta la modifica dell’articolo 18. Il governo punta al modello tedesco, con il reintegro garantito solo per i licenziamenti discriminatori, non più per i licenziamenti individuali per ragioni economiche, che vedrebbero invece il diritto ad un indennizzo. Con il modello tedesco spetterà invece al giudice valutare, in caso di licenziamento per motivi disciplinari, se reintegrare il lavoratore o assegnargli un indennizzo.

Si punta anche a velocizzare la durata delle cause del lavoro. Il leader della Uil, Luigi Angeletti, si oppone alla possibilità che ci siano licenziamenti per motivi disciplinari. Anche Susanna Camusso che aveva aperto, nonostante le pressioni interne della Fiom, a modifiche sull’articolo 18 è tornata su posizioni più rigide. A favore di una mediazione a oltranza il leader Cisl, Raffaele Bonanni.

“Io ho sempre sostenuto che il mio impegno è massimo perché si raggiunga un’intesa” con le parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro, ha detto il ministro Fornero. “Credo con molta sincerità che una riforma raggiunta con il consenso delle parti sociali abbia un valore aggiunto che la stessa riforma approvata senza il consenso non ha”.

 

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Maria Elena Perrero