ROMA – La riforma del lavoro di Elsa Fornero e la sua Aspi (l’associazione sociale per l’impiego) peseranno soprattutto sulle spalle di chi ha più di cinquant’anni. Per loro la durata massima del sussidio in caso di disoccupazione sarà ridotta ad un terzo rispetto ad oggi nel caso di lavoratori over 50 del Centro-Nord, e calerò addirittura di un quarto per i lavoratori del Sud. Chi ci guadagnerà qualcosa saranno gli apprendisti e gli addetti oggi esclusi dalla mobilità.
Con la riforma, dei circa 4 milioni e mezzo di dipendenti oggi in mobilità quelli tra i 50 e i 54 anni avranno diritto all’Aspi per 12 mesi se residenti al Centro-Nord rispetto agli attuali 36 previsti per l’indennità di mobilità, mentre i coetanei del Sud l’avranno per 12 mesi anziché 48.
Per i lavoratori con oltre 55 anni la mobilità passerà dai 36 mesi attuali (48 al Sud) a un anno e mezzo. Anche in questo caso il governo vorrebbe riservare alle aziende la facoltà di stipulare accordi con i sindacati più rappresentativi per incentivare l’uscita dei dipendenti vicini alla pensione nei successivi quattro anni.
A trarre benefici dall’Aspi saranno invece gli apprendisti, oggi senza alcuna forma di mobilità: per loro la riforma prevede un paracadute di 12 mesi in caso di perdita del posto di lavoro. Gli 8 milioni di dipendenti, che al momento hanno diritto solo al sussidio di disoccupazione, riceveranno un importo generalmente più alto rispetto a quello attuale e godranno di una durata della copertura uguale o maggiore: da 8 a 12 mesi per chi ha meno di 50 anni e da 12 a 18 mesi per chi ha oltre 55 anni, mentre resterà di un anno il tetto per chi ha tra 50 e 54 anni.
