TRIESTE – Boom di licenziamenti per “giusta causa”. In Italia in generale e in Friuli Venezia Giulia in particolare. In questa regione del nord-est industrializzato, sono aumentati del 27 per cento in un anno. Pesa l’effetto Jobs Act, sottolinea Marco Ballico sul Piccolo. Il caso della Fiancantieri di Monfalcone, dove tre operai trovati a dormire durante il turno notturno sono stati subito allontanati dall’azienda, non è isolato. Così come non è isolato il caso del Friuli: a livello nazionale dal 2014 al 2016 si è passati da 35mila a 46mila licenziamenti “per giusta causa e giustificato motivo”, ma il vero boom è l’incremento dal 2015 al 2016 (+28%).
Il triste trend è rispettato in Friuli Venezia Giulia, dove i licenziamenti “per giusta causa” sono aumentati del 27,2% (da 375 a 477) dal primo semestre 2015 al primo 2016 e addirittura del 61,3% (da 163 a 263) quelli per “giustificato motivo soggettivo”, sempre nello stesso periodo.
Con la riduzione degli sgravi contributivi sui contratti a tempo indeterminato sono anche calate le nuove assunzioni stabili: nel primi otto mesi dell’anno, infatti, sono state 805.168, con un calo del 32,9% rispetto allo stesso periodo del 2015 quando lo sgravio contributivo era totale. Si registra comunque un calo (-7%) anche rispetto al 2014 in assenza di incentivi.
Mentre si esaurisce l’effetto sgravi sulle assunzioni, crescono i licenziamenti e si riducono le dimissioni volontarie. Tra gennaio e agosto i licenziamenti complessivi sui contratti a tempo indeterminato sono passati da 290.656 del 2015 a 304.437 (+4,7%) quest’anno ma tra questi, come abbiamo visto, a crescere sono stati soprattutto i licenziamenti individuali per ragioni disciplinari, ovvero quelli sui quali è intervenuto il Jobs act con il contratto a tutele crescenti mandando in pensione per i nuovi assunti la possibilità di reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamento ingiusto.
Sempre nei primi otto mesi dell’anno le dimissioni, sempre sui contratti a tempo indeterminato, sono passate da 599.248 a 510.267 con un calo del 14,8%. Continua a crescere l’utilizzo dei voucher con 96,6 milioni di buoni per il lavoro accessorio dal valore nominale di 10 euro venduti nei primi otto mesi del 2016 (+35,9%) in attesa di capire che succederà con la stretta sulle sanzioni in caso di mancata comunicazione da parte di imprese e professionisti sull’utilizzo dello strumento.
“Si confermano le nostre preoccupazioni, ha commentato il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo, sul rischio che il Jobs act determinasse solo un riciclaggio di posti di lavoro. Tutto poi tende a complicarsi ulteriormente a causa della successiva riduzione degli incentivi e del diffuso ricorso ai voucher. Avevamo previsto anche un incremento dei licenziamenti, cosiddetti, “per giusta causa”: siamo stati facili profeti”.