ROMA – Francesco De Dominicis per Libero analizza la “situazione Unicredit”, svelando un giallo sul fondo kazako e sulle voci sull’acquisto del 5% della banca. Bankitalia e Consob che aumentano la vigilanza e Blackrock che “sbaglia” a comunicare la propria quota e il titolo crolla in Borsa.
La buona notizia è che in Borsa il titolo ha concluso la giornata con un rialzo del 13,53% a 2,9 euro. Sul listino milanese, insomma,  prova a rialzare la testa.  Unicredit, però, naviga ancora in acque non troppo sicure. Speculazione e avvoltoi non ancora  ben identificati dagli sceriffi Consob girano attorno a piazza Cordusio. Troppi giochetti sui quali, forse, non si sa ancora abbastanza.
In ogni caso, il colosso creditizio guidato da Federico Ghizzoni sembra aver dimenticato il debutto terribile dell’aumento di capitale di lunedì. Tuttavia lo sprint di ieri a piazza Affari è cominciato sulla base di presunte manovre spericolate attorno al titolo da parte di un fondo d’investimento del Kazakhstan. Si tratta di Samruk-Kazyna che avrebbe rastrellato una quota poco inferiore al 5% di Unicredit. Solo voci, poi smentite, che sono bastate a innescare la volata durata per tutta la seduta.
Altro pasticcio anche sul fronte di Blackrock, fondo americano e azionista di peso nella banca milanese. Su richiesta Consob, gli americani hanno comunicato che il 28 dicembre avevano una partecipazione aggregata del 3,09% e che la notificazione all’authority, pubblicata il 2 gennaio sul suo sito web e indicante un calo all’1,71%, non avrebbe dovuto essere effettuata. Sta di fatto che già intorno alle 10 Unicredit saliva  del 4,85% a 2,682 euro con volumi, comunque, nella norma. Un balzo che ha  portato addirittura alla sospensione.
L’attenzione è rivolta all’aumento di capitale da 7,5 miliardi. L’esito non è scontato e il tema del possibile ingresso di nuovi soci in Unicredit è di attualità ormai da mesi,  anche in considerazione dell’azionariato diffuso della banca.  In passato più volte si è parlato dell’arrivo di fondi sovrani di Singapore o cinesi, senza però un seguito concreto.  Fra gli analisti si ipotizza anche  la ricerca  di imprenditori disposti ad acquistare quote e preservare quindi la banca dal rischio scalata. L’ipotesi, però, non trova riscontri fondati da nessuna parte.