ROMA – Licenziamenti. E’ legittimo mandar via il dirigente se l’azienda ha accorpato la sua posizione organizzativa. Lo stabilisce la sentenza 890 della Corte di Cassazione dirimendo un contenzioso promosso da un manager licenziato con la motivazione che la sua posizione era stata accentrata in capo all’amministratore delegato. Il manager aveva impugnato la decisione contestandola sia sul piano sostanziale (decisione dell’azienda ingiustificata) sia perché una società del gruppo aveva sottoscritto un patto che la impegnava a non recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo.
La Corte di Cassazione alla fine gli ha dato torto rigettando la domanda e ribadendo che per licenziare un dirigente non serve una giusta causa o un motivo giustificato, né dimostrare la mancanza di posizioni alternative da assegnare. Poi, ha insistito sul fatto che il “patto di stabilità” non vincola l’azienda quando occorrono circostanze e vicende societarie complesse. Il licenziamento del dirigente è sempre legittimo se esistono ragioni oggettive che escludano la natura pretestuosa o arbitraria.
Il manager era stato assunto come direttore amministrativo, quindi promosso direttore generale e per un periodo amministratore delegato. Quando è tornato a fare il direttore generale è stato licenziato perché nel frattempo, il nuovo amministratore delegato aveva assunto su di sé la carica di direttore generale. Con buona pace dell’accordo siglato all’inizio della collaborazione.