ROMA – Nella Pubblica Amministrazione sarà più facile licenziare un dipendente per motivi disciplinari. Il provvedimento, atteso per la metà di maggio, è in via di definizione al ministero della Pubblica Funzione. La squadra del ministro Patroni Griffi sta mettendo a punto la proposta per l’estensione al settore pubblico dei principi che ispirano la riforma del Lavoro targata Fornero. Lo strumento adottato è il disegno di legge delega per riordinare le tipologie e le sanzioni che ordinano il licenziamento disciplinare. L’amministrazione pubblica ha maggiori obblighi e altre responsabilità rispetto a un’azienda privata, nella regolazione del rapporto con i lavoratori subordinati c’è meno squilibrio tra le parti, ma lo stesso serve una maggiore certezza nel definire i casi in cui scatta il licenziamento. Una tipizzazione più stringente e calibrata delle procedure “conservative o espulsive”. Con la prospettiva, che se il giudice boccia il licenziamento è previsto il reintegro piuttosto che l’indennizzo, norma che potrebbe far scattare la Corte Costituzionale, visto che nel privato succede il contrario.
Per i licenziamenti discriminatori non cambia nulla e non servono misure equiparative, sui licenziamenti economici esiste già una regolamentazione (distinta tra funzionari e dirigenti) che attiene alla mobilità del personale in eccedenza rispetto alla funzione. La caduta del tabù del licenziamento per motivi disciplinari nel pubblico, vero scoglio da affrontare in vista dell’incontro con i sindacati, è la novità che più ha bisogno di essere spiegata. Le altre novità riguardano la razionalizzazione degli uffici: ci sarà più autonomia dalla politica per i dirigenti (più conferme automatiche, meno spoil system), tagli alle consulenze (solo eccellenze e casi straordinari), riordino del reclutamento e un cambio della politica dei contratti a termine. A questo proposito, per i contratti a termine più brevi varrà la riforma Fornero (addio ai co.co.co), per quelli fino a 36 mesi si andrà a una formulazione tipo “corso-concorso”, per favorire inserimento nel ruolo e formazione permanente.