MILANO – Salvatore Ligresti e i figli Giulia, Jonella e Paolo sono stati arrestati nell’ambito dell’inchiesta su Fonsai. L’ingegnere è ai domiciliari, le due figlie sono in carcere. Paolo Gioacchino non è stato arrestato ma risulta “ricercato”. Si trova in Svizzera. Prima di prendere ufficialmente contatti con le autorità elvetiche i finanzieri attendono di sapere se l’uomo intende rientrare in Italia e consegnarsi.
Con loro sono stati posti agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza di Torino anche gli ex amministratori delegati di Fonsai, Fausto Marchionni ed Emanuele Erbetta, e l’ex vicepresidente Antonio Talarico.
Le ipotesi dell’accusa sono di falso in bilancio aggravato per grave nocumento al mercato, manipolazione del mercato e aggiotaggio.
L’inchiesta della procura di Torino su Fonsai era stata aperta nell’estate 2012 sulla scia di quella milanese su Premafin, società del gruppo Ligresti. Avviata con l’ipotesi di falso in bilancio e ostacolo all’attività di vigilanza nei quattro anni dal 2008 al 2011, si era ampliata lo scorso febbraio con l’aggiunta dell’ipotesi di infedeltà patrimoniale dopo che gli azionisti avevano sporto querela.
La Guardia di Finanza aveva perquisito più volte le sedi del gruppo sparse sul territorio italiano e sequestrato numerosi supporti informatici con almeno 12 terabytes di materiale che è stato analizzato nel corso degli ultimi mesi. Il buco di 600 milioni si riferisce alle riserve sinistri che Fonsai aveva contabilizzato nel bilancio 2010, poi utilizzato per predisporre l‘aumento di capitale del 2011.
Il danno patrimoniale subito da Fonsai a causa del comportamento degli indagati ”è di 300 milioni di euro”, ha detto il procuratore aggiunto di Torino, Vittorio Nessi, durante la conferenza stampa di presentazione dell’inchiesta.
”E’ una cifra che si ottiene dalla perdita di valore del titolo e dal pregiudizio per i piccoli azionisti che hanno sottoscritto primi aumenti di capitale e non sono poi stati in grado di sostenere i successivi”.
Nessi ha così spiegato il reato contestato di aggiotaggio informativo:
”Diffondevano notizie false occultando perdite e dunque influenzando le scelte degli azionisti”.
Come ricostruisce Ottavia Giustetti su Repubblica, l’inchiesta è quella
della Procura di Torino su Fondiaria Sai, la compagnia assicurativa del gruppo Ligresti che sta tentando in questi mesi la fusione con Unipol, aperta un anno fa esatto e che ha già visto notificare a maggio quattordici avvisi di garanzia. Gli altri indagati sono Vincenzo La Russa, fratello del politico Ignazio, i membri del comitato esecutivo di Milano Assicurazioni e, in virtù della normativa in tema di responsabilità amministrativa degli enti, la stessa società e la capogruppo Fondiaria Sai.
Anche a Milano, nell’ufficio del sostituto procuratore Luigi Orsi, è aperto un fascicolo sulla scalata al gruppo che vede il costruttore siciliano, i suoi figli e l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, accusati di ostacolo agli organi di vigilanza per il presunto patto occulto tra Mediobanca e la sua famiglia.
Secondo gli inquirenti il bilancio del 2010 sarebbe stato falsificato: la voce “riserva sinistri” sarebbe stata sottostimata per circa 600 milioni per nascondere un pesante passivo della società. Ma in questo modo, sostiene sempre l’accusa, gli investitori non avrebbero potuto valutare correttamente i titoli azionari.
Prosegue Giustetti su Repubblica:
Il bilancio 2010, sostengono i magistrati, è stato preso come base anche per la predisposizione del prospetto informativo dell’ aumento di capitale di Fonsai del luglio 2011. Da qui l’ accusa di aggiotaggio.