ROMA – I Ligresti ufficializzano lo strappo con Groupama e studiano un’alternativa italiana per il rafforzamento patrimoniale del gruppo, con l’aiuto di un pool di banche che si vorrebbe aggregato attorno a UniCredit, forse anche con un possibile ingresso a tempo nel capitale FonSai.
Dopo le voci insistenti di un divorzio dai francesi, la famiglia (i controllanti del gruppo assicurativo attraverso la finanziaria Premafin) ha rotto gli indugi ufficializzando in un comunicato di non vedere allo stato le condizioni le condizioni per continuare utilmente i contatti per l’ingresso di Groupama nel capitale Premafin.
Il cosiddetto ‘piano B‘ su Premafin e FonSai, allo studio ormai da qualche tempo, vedrebbe in pista innanzitutto UniCredit, che pure non conferma ufficialmente neppure l’esistenza di una trattativa. E’ possibile poi che venga contattata anche Mediobanca, storicamente vicina ai Ligresti, tra gli istituti più esposti al gruppo FonSai, e in linea di massima disponibile a condividere un’operazione sana sulla filiera Premafin.
L’attesa è poi che i Ligresti vadano a bussare anche agli altri creditori, Intesa Sanpaolo, Mps, Interbanca, Bpm e Banco Popolare, che pure sarebbero al momento alla finestra. In parallelo a UniCredit, comunque, resterebbe in campo anche il Credit Suisse di Federico Imbert, che già era sceso in campo alla guida del consorzio di garanzia sui previsti aumenti di capitale (hanno aderito Kbw, Rbs, Akros, Bpm ed Equita).
Sulla vicenda è intervenuto intanto anche Vincent Bolloré, azionista con il 5% della Premafin, concedendo che è ”normale” che gli italiani ”non vogliano vedere i loro gioielli finire in mani francesi”. Quanto poi allo stop Consob, con il verdetto di un’Opa su Premafin e Fonsai legata all’esecuzione degli accordi con Groupama, secondo il finanziere bretone ”è di buon senso” il fatto che sia stata notata la vicinanza del gruppo Bolloré alla compagnia assicurativa francese: ”Non si può dire che ci sia forte distanza tra noi”.
Da Parigi Groupama ha reagito dicendosi ”disponibile a esaminare tutte le possibili soluzioni nell’ambito di un’eventuale evoluzione del dossier”, ribadendo di voler comunque crescere sul mercato italiano. Le parole di Bollorésull’ ‘italianità’ che sembra aver ormai preso la partita Premafin, sembrano però coerenti con quanto si raccoglie anche tra fonti vicine al dossier, che escludono che i francesi possano rientrare in pista in un secondo tempo.
Tra solo una settimana, il 23 marzo, è convocato intanto il consiglio di amministrazione di FonSai sui risultati di esercizio, che alzando il velo anche sul patrimonio di vigilanza dovrebbe dare segnali più chiari sulla necessaria ricapitalizzazione, oltre che sulle attese dismissioni, visto che dovrebbe essersi concluso il periodo di analisi (”diagnostico”) chiesto dal nuovo amministratore delegato Emanuele Erbetta.
All’indomani, poi, si dovrebbe riunire il Cda Premafin, mentre prima di fine mese è attesa anche una riunione del patto di sindacato della famiglia. I tempi appaiono insomma piuttosto stretti per definire in nuovo schema di intervento sul gruppo Ligresti, ma i lavori in Premafin continuano senza sosta.
Dopo quattro mesi e mezzo, comunque, la partita Premafin-FonSai riparte da capo. Il primo accordo con Groupama era stato annunciato il 29 ottobre (rivisto il 22 novembre). A quel punto era stata avviata la trattativa con le banche creditrici, da un lato per rivedere gli accordi sul debito alla luce del nuovo scenario, e dall’altro per definire entro Natale i consorzi di garanzia sui previsti aumenti di capitale Premafin e Fonsai.
Al quesito depositato dai francesi alla Consob agli inizi di gennaio, inserendo nel frattempo una volontà di entrare anche direttamente nella compagnia FonSai, la Commissione ha risposto una decina di giorni fa chiarendo che l’operazione, così com’era strutturata, avrebbe comportato una doppia Opa, sia sulla Premafin e sia sulla compagnia. Groupama aveva fatto sapere di voler andare avanti nei negoziati per rivedere l’accordo iniziale. Fino allo stop dei Ligresti.