Fatture che non arrivano, tempi di pagamento estesi, nell’Italia in crisi sempre più aziende seguono la logica del «non ho soldi, non ti pago o almeno non oggi». Quasi ovunque è come se fosse affisso un cartello con sopra scritto: “Oggi non si paga, domani sì”. Cartello che resta lì immutato e immobile quasi ogni giorno dell’anno. Le aziende che pagano puntuali sono solo il 43,7 per cento, il 5,9 per cento in meno rispetto allo scorso anno, per le altre i liquidi scarseggiano e il saldo dei conti slitta.
La maglia nera per i ritardi va alle grandi aziende che si comportano ancora peggio al Sud rispetto al Nord, dove le piccole e medie imprese si guadagnano una posizione virtuosa. La colpa? Della professionalità all’italiana, almeno secondo Sandro Bonomi, il leader della meccanica varia rappresentata dall’Anima: «È vero che in Italia i tempi di pagamento sono in genere più lunghi che negli altri paesi. Purtroppo, questa “flessibilità” è una consuetudine tutta italiana. I tempi di pagamento sono diventati anche una leva concorrenziale. Nel senso che chi ha le spalle più robuste a volte offre dilazioni nel saldo delle fatture per dare un contentino ai propri clienti».
Da un anno all’altro però gli imprenditori hanno fatto sempre più fatica a gestire i soldi in cassa. Rispetto al 2008 le aziende morose sono il 26,6%, come spiega Marco Preti, amministratore delegato di Cribis D&b : «Se analizziamo questa informazione rispetto ai dati 2007, quando le aziende puntuali erano oltre il 7% in più rispetto ad oggi, possiamo notare come l’impatto della congiuntura economica sia stato rilevante e di come, nonostante una maggiore attenzione ai temi del “cash-flow”, non si sia ancora riusciti a riportare la situazione a livelli pre-crisi. L’analisi sui primi tre mesi del 2010 conferma il trend negativo perché oltre un quarto delle imprese italiane evidenzia un peggioramento nei comportamenti di pagamento. Inoltre sono confermate alcune dinamiche tipiche della realtà italiana, quali la migliore performance in termini di puntualità nei pagamenti delle piccole imprese rispetto alle grandi, anche per via del loro minor potere contrattuale e una maggior morosità del Mezzogiorno».
Il trend degli ultimi tre è al ribasso e non solo nel nostro Paese, aggiunge Preti: «Nel 2009 l’Italia, pur continuando a posizionarsi nelle classi peggiori in termini di rispetto dei tempi di pagamento, ha accusato solo una lieve flessione mentre altri paesi del Mediterraneo, come Spagna e Portogallo, hanno accusato un deterioramento significativo nelle abitudini di pagamento medie. In particolare il Portogallo chiude la classifica dei paesi analizzati con solo il 50% di aziende virtuose».
Piccole o grandi che siano le imprese a corto di liquidità stanno affrontando un periodo nero e ciò dipende dalla difficoltà di accesso al credito e dalla politica delle banche, ma «questo fenomeno purtroppo non riguarda solo alcune regioni, ma ha un’estensione nazionale così come interessa tutte le imprese indipendentemente dalle loro dimensioni», commenta Felice Rossini, presidente dell’Acimga (costruttori di macchine per la grafica e l’industria cartaria).
