In Louisiana, i cosiddetti bayou – quelle grandi distese di acque stagnanti che caratterizzano la regione – sono da sempre infestate da migliaia di coccodrilli. Invece che farsene un problema, gli abitanti dei dintorni hanno da sempre sfruttato la situazione.
Nel corso del tempo allevamenti di rettili si sono moltiplicati lungo i bayou per venderne la preziosa pelle. L’industria della pelle di coccodrillo ha fatto anche la fortuna di qualcuno da queste parti. Si dice che qualche agricoltore sia perfino divenuto milionario anche se la maggior parte dei lavoratori qui non sono certo benestanti.
E’ un mondo particolare questo, un commercio che unisce da una parte un pugno di uomini duri del sud americano e dall’altro un manipolo di ricchissimi elegantoni di Parigi o New York che ritengono ragionevole pagare 12.000 dollari un orologio in pelle di coccodrillo. Nulla potrebbe essere più distante.
L’allevatore della Lousiana conduce una vita dura, difficile, disordinata, lontana anni-luce da quella di un acquirente di Hermès. Il primo riconosce dall’elicottero i nidi di coccodrilli, scende nelle paludi per raccogliere le uova mentre un collega allontana con un arma contundente la mamma alligatore. Il secondo entra con passo deciso e portafogli gonfio da Bergdorf Goodman sulla Fifth avenue in cerca di un paio di mocassini in pelle di coccodrillo.
Questa relazione così particolare ha mandato avanti per anni una parte dell’economia della regione dei bayou prima che un anno fa smettesse improvvisamente di funzionare. Nel 2008 in Louisiana sono state raccolte più di 500.000 uova di coccodrillo. Quest’anno, per la prima volta, gli agricoltori non ne hanno raccolta nessuna.
La crisi, naturalmente, è la particolare indiziata. Fin dall’autunno 2008 i prezzi hanno avuto un’impennata. Qualche nababbo in più avrà esitato di fronte a prezzi brutali. Inoltre, i raccolti degli anni precedenti, sostengono gli industriali, hanno accumulato un vasto surplus proprio poco prima che il mercato cominciasse a vacillare.
Diversi allevatori ritengono che dietro il prosciugamento totale della domanda non ci sia solo la crisi. A essere rimproverati sono in particolare i responsabili dell’industria della moda e del lusso. Le cose sono cominciate a cambiare dagli anni 1990. Fino a quella data gli allevatori vendevano la pelle di coccodrillo alle pelletterie specializzate che la rivendevano poi ai grandi della moda.
Ma a partire dalla metà degli anni 90, Hermès ha cominciato a comprare le pelletterie diventando, circa due anni fa, il più importante player nel settore. Questa situazione ha fatto sì che la casa di moda francese comprasse aggressivamente dagli allevatori. Ancora oggi, Hermès compra; quello che è cambiato sono i prezzi, divenuti sempre più bassi.
Certo la colpa può essere attribuita al mercato. Ma qualcosa, secondo gli allevatori, non torna. Mentre i conciatori pagano il materiale grezzo a prezzi molto bassi, il prodotto rifinito è venduto alle case di moda a cifre astronomiche. Al punto che diverse marche si stanno semplicemente ritirando dal mercato della pelle poiché diventa sempre più difficile fare profitti con prodotti così cari.
Se le firme come Hermès, Gucci, Bergdorf Doorman se la caveranno nonostante la crisi, lo stesso non è sicuro per gli allevatori di coccodrilli della Louisiana. Come dice amaramente Tommy Fletcher, allevatore, in procinto di chiudere: «Era come un matrimonio. Prima è una strada accidentata. Poi, improvvisamente, è tutto finito».