Madoff ammette le sue colpe ma “il sistema colpisce solo le piccole infrazioni”

Bernard Madoff (foto Lapresse)

LONDRA – Dal carcere il finanziere Bernard Madoff parla con due inviati del Financial Times e ammette le sue colpe: «Mi prendo tutta la responsabilità, ero pienamente consapevole di quello che facevo».

Dal marzo 2009 è in cella per una maxi-frode da 65 miliardi di dollari per cui è stato condannato a 150 anni di carcere. «Ho cominciato con un capitale di 500 dollari», racconta. «Hanno persino convocato audizioni in Congresso contro di me», spiega e ancora parla del primo stop nel 1987, «quando il mercato crollò e la gente finì nel panico più totale: i guadagni a lungo termine cominciarono a svanire» ma, spiega Madoff, i clienti si rifiutarono di accettarlo «erano avidi».

Poi ammette che il sisrema «aveva bisogno di un mercato volatile, con grandi volumi e lo slancio giusto». E ancora: «Presi un miliardo di dollari, convinto che quando il mercato si fosse ripreso sarei stato capace di nascondere le cose», ricorda, «ma dal 1992 in poi le cose andarono sempre peggio».

«Dall’inizio degli anni Novanta non c’erano più scambi, era solo carta: ma sembrava reale». Madoff rivela anche come non tutti abbiano creduto ai suoi profitti miracolosi, il 10 per cento fisso, («gli svizzeri erano i più sospettosi di tutti») mentre la Sec lo contattò per capire se stesse ricorrendo all’insider trading. «Ma cominciai a ridere dentro di me – ricorda – non potevo farlo visto che non stavo facendo nessuna transazione».

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