ROMA – Manager di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste Italiane e altre società partecipate dal Ministero dell’Economia a “rischio”. Il viceministro Stefano Fassina annuncia: “Basta retribuzioni così alte”.
“Nelle assemblee delle società partecipate dal ministero dell’Economia, il ministero proporrà in assemblea di tenere la retribuzione dei manager sotto un certo rapporto con quella mediana dei lavoratori”, ha spiegato Fassina.
Come spiega sul Fatto Quotidiano Stefano Feltri,
Oggi molti manager delle partecipate guadagnano 2-3 milioni di euro. Troppo? Con la mozione Tomaselli, che è la base per la direttiva del governo sulle nomine nelle partecipate, il Parlamento ha introdotto una regola di equità. Non ci saranno più bonus e stipendi scandalosi. E questo vale anche per le quotate. Il ministero del Tesoro lo proporrà all’assemblea, poi si deciderà, assieme agli altri soci.
Per Fassina, già responsabile economico del Pd, le retribuzioni dei manager vanno ricondotte “alla sostenibilità etica”, come del resto già accade in molti altri Paesi, da ultima la non proprio comunista Svizzera.
La disuguaglianza nella distribuzione del reddito è la prima causa della crisi in cui viviamo. Torniamo alla mozione Tomaselli, appena approvata in Senato, e ai nuovi criteri per le nomine pubbliche. (…) Cosa cambierà di concreto con la direttiva del governo? Non potrà più capitare che chi ricopre un incarico elettivo venga nominato in una società controllata dallo Stato.
Fassina precisa anche che gli eletti, a livello nazionale o locale, ” non potranno più avere nomine nelle partecipate”. Richiesti anche dei requisiti di “onorabilità”. E annuncia:
“Le procedure avranno una trasparenza mai vista prima. Troverete sul web le scadenze dei cda, i curricula di coloro che vengono scelti. E tutti potranno giudicare se sono adeguati”.
Alla domanda se
“il grande mediatore Luigi Bisignani è molto attivo in questo periodo” e “ha ancora molta influenza sulle nomine”
Fassina risponde:
“Non ne ho idea”.