ROMA – Privatizzazioni e liberalizzazioni: sono queste le “parole magiche” su cui si basa la manovra con la quale il governo italiano cercherà di ridurre il debito pubblico e frenare l’attacco speculativo ai titoli di Stato italiani. Come ha scritto Alberto D’Argenio su Repubblica, si tratterebbe di un piano volto a “fare cassa e rilanciare il Pil”. E soprattutto soluzioni, prosegue il giornalista di Repubblica, che sarebbero state chieste a Tremonti dall’Unione Europea: “Mi è arrivata una richiesta in inglese”, avrebbe detto il ministro durante la riunione con i capigruppo della maggioranza al Senato.
L’accelerata su questi due temi, sottolinea sempre su Repubblica Roberto Petrini, è stata annunciata da Tremonti durante la riunione tenuta tra maggioranza e opposizione. Per le privatizzazioni, scrive Petrini, “in ristagno da anni, non è escluso che “on the market” vengano collocate nuove quote dei colossi di Stato come l’Eni, l’Enel e la Finmeccanica dai quali fino ad oggi lo stato ha raccolto ricchi dividendi. La norma tecnicamente dovrebbe essere una deroga al Dpcm del 10 giugno del 2004 che sostanzialmente ricalcava lo schema delle privatizzazioni degli Anni Novanta con tutte le sue difficoltà”. Il ministro per la Semplificazione Normativa Roberto Calderoli ha replicato che “chi ha fatto i nomi di queste società mente”.
Questa soluzione, stando a quanto rilevano sul Sole 24 Ore Luigi Zingales e Roberto Perotti, porterebbe nelle casse statali 140 miliardi di euro, da aggiungere al risparmio di 5 miliardi annui che deriverebbe dalla riduzione di spesa per gli interessi.
Ma le privatizzazioni riguarderebbero soprattutto le società municipalizzate. Petrini spiega che i Municipi che venderanno le aziende a partecipazione comunale “avranno premi, quelli che invece resisteranno saranno penalizzati”. Sarebbero queste misure inserite nel nuovo patto di stabilità. Sempre secondo i conti di Zingales e Petrini, dalla privatizzazione delle municipalizzate gli introiti sarebbero nell’ordine dei 30 miliardi di euro.
Altro tema caldo che dovrebbe essere interessato dalla manovra, puntualizza Petrini, è quello “delle liberalizzazioni di tutti i servizi e delle professioni”. L’idea “è quella di imporre una griglia di misure volte ad abbassare le soglie di ingresso e ad introdurre maggiore concorrenza. Il governo dovrà indicare i settori che restano regolati e quelli che vengono liberalizzati. Se non lo farà entro sei mesi, scatteranno per tutti automaticamente le liberalizzazioni”.