ROMA – La manovra 2011-2014 rischia di ridurre al minimo la rendita di Bot, Cct e Btp, soprattutto per i piccoli risparmiatori. Secondo i calcoli effettuati da Repubblica una cifra di 10 mila euro investita in Bot rende 152,5 euro netti all’anno (rendimento lordo 2,14% e bollo di 34,2 euro). Nel 2013 la cifra sarebbe destinata a calare ulteriormente, a fronte di un’imposta di bollo di 150 euro infatti, a parità di commissione bancaria, imposta 12,5% e rendimento lordo, il rendimento netto scenderebbe a 36,7 euro (-75,9%).
A rimetterci così sarebbero proprio i piccoli risparmiatori in quanto all’aumentare del capitale investito diminuirebbe l’impatto del bollo. Chi possiede 25 mila euro in deposito titoli in Bot registrerebbe infatti un calo del rendimento netto del 19,8% nel regime post decreto e del 26,8% dal 2013 mentre chi avesse investito 55 mila euro in Bot vedrebbe calare il proprio rendimento netto solo dell’8,6% nel regime post decreto e del 34,8% dal 2013 a parità di rendimento, imposta 12,5% e commissione bancaria.
La mossa del governo rischia però di trasformarsi in un’arma a doppio taglio perché i titoli di Stato sono lo strumento principe per finanziare il proprio debito. In questo modo invece il rischio è proprio quello di allontanare i propri finanziatori.
Secondo il ministero dell’Economia, che cita una ricerca Eurisko, il 26% dei correntisti avrebbe un conto titoli (oltre 10 milioni i conti). A queste cifre l’incremento dell’imposta di bollo a 120 euro per il 2011 e il 2012 e a 150 euro per i depositi sotto i 50mila euro dal 2013 (380 euro per i depositi con valore superiore), determinerebbe un incremento del gettito nell’arco dei prossimi quattro anni di 8,8 miliardi.
L’ultima incognita è legata alla tassazione delle rendite fiscali. La finanziaria non le tocca, ma la legge delega non esclude di portare l’aliquota dal 12,5 al 20% nel prossimo triennio. Senza alcuna distinzione tra chi specula in Borsa e chi investe i propri risparmi nell’acquisto del debito dello Stato.