Marchionne-Della Valle-Agnelli: triangolo d’insulti, livello sotto le scarpe

Diego Della Valle e Sergio Marchionne

ROMA – Marchionne-Della Valle-Agnelli: nelle felpate stanze del potere, messe a soqquadro dalla furia della crisi, sbattono porte e finestre, volano gli stracci. Smessi discrezione e prudenza, i protagonisti se ne danno di santa ragione: l’uomo in maglione blu, dal quale tutti si aspettano un segno, un gesto, una semplice telefonata, da Detroit liquida lo “scarparo” precisando intanto che di Tod’s non ne compra più da un pezzo. Alta polemica finita sotto la suola delle scarpe? Forse no, in fondo sempre di modelli si parla: Della Valle sostiene che quelli della Fiat sono brutti e superati, Marchionne dice che le sue scarpe non sono male ma costano troppo. In mezzo al triangolo è finito il rampollo Agnelli, Elkann, ustionato dal vetriolo sparso da Della Valle (“è troppo giovane e inesperto per il ruolo che ha”) non capisce il “perché di tanto livore” e gli dà dell’irresponsabile.

Poi Marchionne un colpo lo batte, anzi due, da Detroit (“furbetto” come dice Della Valle passi, “cosmopolita” non capisce perché debba essere un insulto). Parla con La Repubblica per ripetere l’ovvio, e cioè che nel saturo mercato europeo e nel baratro di quello italiano non intende buttare altri soldi. Avvisa il Governo che sabato pomeriggio ha un buco in agenda per ascoltare cosa ha da dirgli Monti. L’incontro non sortirà cambiamenti apprezzabili, il corso della congiuntura è segnato, Marchionne vede nero per l’auto almeno fino al 2014. Resta da capire il senso dello scontro innescato a freddo da Della Valle che ha messo in imbarazzo pure Montezemolo che è suo caro amico ma prima di tutto uomo Fiat.

E’ lo sfogo di un industriale eccentrico abituato a certe intemperanze e che non si perita di gridare ciò che tanti pensano sulla Fiat (dalla quale gli danno dello “Sgarbi della finanza”? In effetti, non è nuovo a certe “imprese”, come al tempo del duello televisivo a Porta a Porta in cui fece infuriare Berlusconi. Intemperante sì, autolesionista no: Della Valle sta giocando un’altra partita, approfittando del rimescolamento della carte nell’ex salotto buono delle partecipazioni  cruciali, da Mediobanca e Generali, a Rcs. L’obiettivo, peraltro palese, è la scalata al Corriere della Sera. In questo momento gli viene attribuita una quota oscillante tra l’8 e il 9%. Oltre il 10% ha l’obbligo di comunicarlo alla Consob.

Il perplesso Elkan gli rimprovera proprio questo: se investi tanto in Rcs vuol dire che hai apprezzato il nostro lavoro, perché ci attacchi così? Difficile pensare a una vera e propria scalata perché di azioni, a parte quelle che ha già rastrellato ce ne sono poche. Piuttosto, le casse Rcs piangono, a ottobre ci sarà un appuntamento decisivo per un aumento di capitale che, di questi tempi, non interessa a Unipol che detiene il 5% ereditato da Ligresti, non interessa a Mediobanca alle prese con altri problemi, non alla Fiat che dovrebbe destinare altre risorse a business non strategici. Situazione eccellente per Della Valle per crescere ancora in Rcs, dal cui patto di sindacato in scadenza è uscito sbattendo la porta visto che come in Generali, gli hanno scelto sempre l’amministratore delegato che lui non voleva.

Se il piatto piange, i posti a tavola si ridistribuiscono. Come questo possa impattare sulla crisi sistemica nazionale, dalle industrie alle banche, dalla produzione ai consumi, attraverso un riposizionamento nel controllo dei giornali, questo non si capisce. Intanto il filo montiano Corriere della Sera stronca il più montiano dei partiti, l’Udc, che qualche mazzata l’ha presa anche dallo stesso Montezemolo. Che di Della Valle non è solo amico ma anche vicino di sedia nel cda Ferrari. Elkan non vuole mollare il Corriere della Sera ma Marchionne, quando gli chiedono di dismettere la proprietà della Stampa e la partecipazione a Via Solferino, reagisce da vero americano estraneo a certi giochetti: “Proprio a me venite a chiedere dei salotti buoni? Non li ho mai frequentati. E quando abbiamo avuto bisogno di qualcosa da loro, ho visto solo buchi nell’acqua”. A questo punto ci starebbe bene il tormentone di Crozza/Marchionne. “Non voglio che mi diciate grazie…”

Ecco il video:

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Warsamé Dini Casali