Giornata nera per il gigante petrolifero Bp. Nella sola giornata di martedì 1 giugno, infatti, la compagnia responsabile del disastro ecologico nel golfo del Messico, hafatto registrare un calo del 15% mandando in fumo circa 14 miliardi di sterline.
La Bp paga a caro presso il fallimento dell’operazione ‘top-kill’. E gli scenari sono tutt’altro che rassicuranti. Il timore, infatti, è che la falla al fondo del Golfo del Messico possa continuare a sputare petrolio per altri due mesi, ovvero fino a quando i pozzi di contenimento alternativi non verranno ultimati. In quel caso i costi per la bonifica schizzeranno alle stelle. E l’azienda britannica potrebbe ritrovarsi ad essere bandita dal mercato nordamericano.
“I mercati – ha commentato Evgeny Solovyov, analista presso la Sg Securities di Londra – si stanno posizionando verso uno scenario apocalittico. E sembrano dare per scontato che BP sarà costretta a ritirarsi dagli Stati Uniti”. I costi delle operazioni di bonifica hanno d’altra parte già toccato quota 990 milioni di dollari.
In aggiunta, il governo statunitense pare essere intenzionato a ritoccare al rialzo – a 10 miliardi di dollari – la responsabilità legale del consorzio proprietario del pozzo petrolifero teatro dell’incidente. Bp, che partecipa al 65%, potrebbe dunque vedersi alzare l’asticella dagli attuali 75 milioni di dollari a quota 6,5 miliardi – anche di più se verrà trovata colpevole di evidenti negligenze. E c’è di più: la moratoria imposta dal presidente Barack Obama sulle operazioni di trivellazione nel golfo del Messico rischia di colpire Bp in modo severissimo, visto la sua presenza leader nell’area interessata. Un’eventualità che gli investitori hanno dato, a quanto pare, quasi certa.
Ecco allora che in un giorno solo la società britannica ha visto scomparire in borsa circa 14 miliardi di sterline del suo valore. Dulcis in fundo, i legali del governo americano, nota Solovyov, starebbero discutendo l’eventualità di bandire BP da futuri contratti governativi. L’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, avvenuta il 20 aprile scorso, oltre ad essere costata la vita a 11 persone, ha già spazzato via, in totale, 44 miliardi di sterline dal listino della compagnia.
Altri 12 ce ne vorranno, stando ai calcoli di Ubs, per contenere il disastro ecologico scatenato. Adesso le attenzioni di politici e analisti finanziari si sposteranno sull’ultima strategia messa in cantiere da Bp per arginare la perdita: praticare un secondo taglio sulla tubatura squarciata e quindi applicare una specie di oleodotto. Operazione che non è mai stata tentata prima a tali profondità: la stessa Bp ha dunque ammesso di non poter “garantirne il successo”.