Margarita Louis-Dreyfus, russa zarina del Marsiglia e del mercato mondiale delle materie prime

Margarita Louis-Dreyfuss, dalla Russia con amore

MARSIGLIA – La zarina Margarita prende posto nella tribuna d’onore del Velodrome, a Marsiglia. Al collo porta la sciarpa celeste dell’Olympique come un tifoso qualsiasi, si intona perfettamente con i suoi occhi enormi. Il suo sorriso risplende: la squadra sta per vincere il campionato francese dopo 17 anni di digiuno. Un trionfo di una città intera, ma soprattutto un successo personale per l’”Eva Peron Om”, come la chiamano da questa parti, che ha vinto un’importante scommessa e ha dimostrato al mondo di meritare lo scettro del gigantesco impero Louis-Dreyfus.

Con 34 miliardi di euro di fatturato annuo (dati 2009), il gruppo Louis-Dreyfus, oltre a possedere la squadra di calcio marsigliese, è il numero uno mondiale nel commercio di riso e cotone. Ma l’impero si estende molto oltre: è presente in 53 paesi e fa parte delle “Abcd”, le quattro grandi compagnie che dominano il commercio di materie prime agricole e di energia: le tre americane Adm (circa 70 miliardi di dollari di giro d’affari), Bunge (43 miliardi), e Cargill (108), e la francese Louis-Dreyfus (circa 40 miliardi).

Al cuore dell’impero c’è lei, la zarina Margarita, che nel luglio 2009 ha ereditato la testa del gruppo dopo la morte di suo marito Robert Louis-Dreyfus, già presidente di Adidas, Saatchi & Saatchi e della squadra di calcio. Miliardario non privo di contraddizioni, Robert accoglieva gli ospiti della sua grande villa di Zurigo in infradito, girava in Smart e abiti casual, non faceva mistero della sua passione per i sigari e il poker e diceva di detestare il capitalismo famigliare pur essendone uno dei più illustri esponenti.

A metà degli anni Novanta a Robert diagnosticano una leucemia e Margarita inizia ad occuparsi della salute del marito che nel 2007, ormai indebolito, viene colpito da un raro virus al sistema nervoso. I medici gli danno pochi mesi di vita ma Margarita non si arrende e inizia a studiare la malattia da autodidatta. Diventa un’esperta e prende le decisioni al posto degli specialisti che vorrebbero lasciarlo andare con un po’ di morfina. Ma Margarita è determinata a non mollare. “Se Robert ha vissuto due anni in più è grazie a Margarita”, riconosce Labrune Vincent, uno degli uomini più vicini al marito.

Bionda, bella, amante dei vestiti leopardati, Margarita ha tutte le qualità (estetiche) per essere definita da molti una bella statuina. Nonostante non passi inosservata, per anni è stata una discreta presenza al fianco del marito e alla sua morte in molti hanno sperato che si occupasse di shopping o di cene di beneficienza. Prima tra tutte la sorella di Robert, Monique, all’inizio ostile e oggi sua stretta collaboratrice nel gruppo. Ma non è andata così e ora Margarita, insieme con i tre figli, guida il colosso delle commodities.

Il suo forte accento russo tradisce le sue origini. Nata una quarantina di anni fa – non ha mai voluto rivelare la sua età ma, secondo i calcoli della rivista “Capital” dovrebbe avere tra i 40 e i 43 anni – a San Pietroburgo (allora Leningrado) Margarita Bogdanova è rimasta orfana a soli sei anni. I suoi genitori sono morti in un incidente ferroviario. La piccola è stata così affidata al nonno Leonid, ingegnere entusiasticamente comunista che le impartisce un’educazione intrisa di ideali. Dopo essersi diplomata in “economia pianificata”, nel 1989 la giovane Margarita approfitta della perestrojka di Gorbaciov per fuggire dall’Unione Sovietica che fu e si stabilisce a Zurigo, in Svizzera, dove trova lavoro nella società di import-export Laytron. “Mi ci sono voluti tre anni per sbarazzarmi del lavaggio del cervello che ci era stato fatto in Russia. Ci avevano spiegato che tutti i problemi dell’Urss erano dovuti ai paesi stranieri”.

La sua vita è cambiata definitivamente grazie a un cane. Margarita è su un volo per Londra, l’aereo quella mattina è quasi vuoto. Inizia a chiacchierare con il vicino di posto, lui le parla del suo cane, il bobtail “Boubou”, le mostra qualche foto. Non è rimasto indifferente al fascino sovietico. Si scambiano i contatti e dopo qualche giorno riceve un biglietto con su scritto “Boubou vorrebbe conoscerti”. E’ firmato Robert Louis-Dreyfus. I due si sposano nel maggio del 1992. Avranno tre figli: Eric, che ora ha 19 anni, e i gemelli Maurice e Kirill, di 14.

“Robert ha sempre insistito che i bambini si sentano liberi di scegliere la professione secondo i loro gusti. Lui stesso aveva sentito sulle spalle il peso dell’eredità”. Era il 1851 quando il commerciante ebreo Léopold Louis-Dreyfus incominciò ad acquistare grano nella sua terra natale, l’Alsazia, per rivenderlo sul mercato di Basilea, in Svizzera. E’ l’inizio dell’impero che oggi comprende anche arance, canna da zucchero, cotone, petrolio, gas naturale. Il gruppo Loius-Dreyfus, infatti, conta oltre 400 filiali in tutto il mondo ed è impegnato in mercati molto diversi: dalla soia in Brasile al commercio del riso in Thailandia all’immobiliare negli Stati Uniti. In Italia, oltre a fornire cereali e granaglie, cavi e fili elettrici e servizi di illuminazione, ha creato una joint venture con la compagnia di traghetti Grimaldi.

Dopo la morte del marito, Margarita gestisce con maestria l’eredità ricevuta, con una sola ossessione in testa: non disperdere il patrimonio della famiglia. Vuole smentire una delle frasi preferite di Robert, già motto di Schumpeter: “Nelle società famigliare la prima generazione costruisce, la seconda gestisce, la terza si fa la guerra distruggendo tutto”. Così viaggia tra una piantagione l’altra, studia, incontra esperti.

Seguendo i piani del marito, nel 2009 investe 40 milioni nell’Olympique Marsiglia che la ripaga vincendo sia il campionato sia la Coppa di Lega. Una doppietta storica. Ma il

calcio è solo una piccola parte. Per evitare rischi Margarita completa quello che Robert, già malato, aveva iniziato due anni prima, creando la fondazione Akira. Una holding familiare (oggi proprietà della donna e dei tre figli, vincolati per i prossimi 100 anni) che ha il controllo del 59% della galassia Loius-Dreyfus. Da un punto di vista strategico, il suo obiettivo è diversificare.

“Robert mi diceva spesso che il gruppo era troppo sottoposto all’influenza delle catastrofi naturali che influiscono sull’andamento delle materie prime, ha spiegato a “Le Point”. Dobbiamo allargare i nostri ambiti di azione, in senso geografico e settoriale: non possiamo dipendere solo dall’agricoltura”. Una prima mossa è stata allargare il core business dell’azienda comprando (per 460 milioni di dollari) la Santelisa Vale, una delle maggiori società brasiliane produttrici di zucchero di canna ed etanolo.

Secondo il giornale “Les Echos” Margarita ha anche chiesto di sostituire Jacque Veyrat, alla presidenza della Louis Dreyfus Holding dalla morte di Robert, che lo aveva scelto personalmente. Indiscrezioni trapelate raccontano di un contrasto con la russa principalmente su un punto: lui vorrebbe quotare parzialmente il gruppo in Borsa (in particolare Louis-Dreyfus Commodities che rappresenta l’80% del fatturato del gruppo) mentre lei preferirebbe un’alleanza con un concorrente. Forse Olam, società di Singapore attiva nel business agricolo o addirittura di due delle “big 4” (i principali gruppi di materie prime al mondo), Glencore e Bunge.

“Robert ha cominciato a parlarmi di affari nelle sale d’attesa dei medici. Lo ascoltavo, ma ero più preoccupata dal suo stato di salute”. Non si può dire che non abbia imparato in fretta. “Per cinque anni ho messo da parte la mia vita personale. Ora che tutto si è calmato, voglio scrivere un libro sulla mia esperienza in ospedale con Robert. Dopo aver vissuto quell’inferno niente mi può spaventare”. Il regno della zarina Margarita è solo all’inizio

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Marco Benedetto