ROMA – Giorgio Napolitano ha dato l’ok per il decreto milleproroghe diviso in due decreti: i decreti si intitolano rispettivamente: “Disposizioni di carattere finanziario indifferibili finalizzate a garantire la funzionalità di enti locali, la realizzazione di misure in tema di infrastrutture, trasporti ed opere pubbliche nonché a consentire interventi in favore di popolazioni colpite da calamità naturali”, e “Proroga di termini previsti da disposizioni legislative”.
Il decreto Milleproroghe varato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri è stato sottoposto ad un attento “lifting” da parte di palazzo Chigi: una revisione che porterà alla messa a punto di due dl distinti che conterranno misure ‘omogenee’: uno centrato sulle proroghe l’altro sulle misure urgenti.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi è stato al lavoro con i tecnici della presidenza per ricondurre il complesso delle norme previste dal decreto originario ad un corpo il più possibile coerente. Un impegno di cui l’Esecutivo si è fatto carico anche dopo il warning dei giorni scorsi del Capo dello Stato che ha portato, con una decisione concordata tra Governo e Quirinale, all’annullamento del cosiddetto decreto Salva Roma.
Misure più omogenee e coerenti, dunque. Ma anche una ulteriore scrematura di alcune norme che potrebbero non rientrare nei canoni fissati: in sostanza decreti legge più snelle. Non sarà necessario un ulteriore passaggio in Consiglio dei ministri perché, si spiega, si tratta soprattutto di razionalizzare una normativa già votata dal Cdm il 27 dicembre e divisa in due capitoli separati sin dal primo testo.
Il decreto sulle proroghe, quasi definito, dovrebbe essere assemblato in 7 pagine e 14 articoli. Più laboriosa la messa a punto del secondo provvedimento, tra le cui norme dovrebbero risultare anche quelle relative alle problematiche del trasporto locale in Campania e ai fondi per la ricerca.