Il destino di Mirafiori è stato confermato dall’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne: sarà quello di linee di montaggio di un complesso multinazionale guidato da Detroit, da lui presumibilmente, dal quartier generale di Chrysler. In altre parole, gli Agnelli, che per bocca di John Elkann hanno rivendicato un futuro tutto italiano per lo stabilimento simbolo della Fiat auto, diventeranno come i concessionari delle linee di imbottigliamento della Coca Cola, dislocati nei vari paesi del mondo.
La notizia, riportata dal Sole 24 Ore e ripresa dal Corriere della Sera, arriva alla vigilia della comunicazione, prevista per giovedì 27 gennaio, dei risultati consolidati Fiat per il quarto trimestre e per l’esercizio 2010. Ricorda il Corriere che “per gli analisti di Fitch i conti saranno migliori del previsto sulla spinta della domanda nei Paesi emergenti e dell’impatto positivo degli incentivi in Europa”.
La notizia non è tuttavia una buona notizia per gli italiani, perché conferma che la Fiat, dopo avere salvato con i suoi uomini e in prospettiva anche i suoi soldi la Chrysler, ne diventetà subalterna.
Non è uno scandalo, nella logica imperiale di Marchionne, che spera di riuscire là dove i tedeschi della Mercedes sono falliti, al costo di 1o,4 miliardi di dollari. Lo scandalo è che tutto questo avvenga nel silenzio e nella distrazione dei sindacati e della sinistra, incapaci, oggi come ieri, di gestire qualsiasi rapporto di tipo industriale e sindacale se non in termini di lotta estrema oppure di appiattimento genuflesso; incapace anche di trarre una lezione da questa vicenda, che vedrà, se il mercato lo consentirà, Mirafiori produrre circa 250 mila automobili all’anno, cioè un quarto di quando la classe operaia andava in paradiso.
Arroccati nella difesa dei diritti e dei principi, con tutte le loro lotte e il rifiuto di ogni dialogo, i sindacati hanno ottenuto, complice la subordinazione dei disegni industriali di Marchionne al diktat di Obama, di far capovolgere il fulcro dell’impero Fiat, che oggi appare sempre più destinato a un futuro di colonia.
E come dovrebbero sapere quei pochi della sinistra che hanno approfondito il tema coloniale e come possiamo capire tutti vedendo gli effetti sull’Italia del suo secolare passato coloniale (non colonialista, ma di colonia passiva), essere sottoposti alle scelte di un altro paese ha sempre conseguenze negative, anche se quel paese è l’America.
Il Corriere scrive che “la collaborazione con Chrysler a Mirafiori si limiterà alla produzione” mentre la fabbrica resterà al 100%di proprietà Fiat. La produzione riguarderà sia modelli Fiat che Chrysler e nel giro di un anno e mezzo è previsto che entri in funzione la nuova piattaforma per i Suv di classe superiore peri marchi Jeep e Alfa Romeo. Su un nuovo suv compatto Alfa che potrebbe derivare dal concept Kamal che il gruppo aveva studiato, e poi archiviato, nel 2003 il Lingotto scommette forte per il pieno rilancio di Mirafiori.