”Non firmeremo mai questo accordo, non apporremo nemmeno nessuna firma tecnica, perché le firme tecniche semplicemente non esistono”: continua la linea “dura” del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, che ha parlato al termine delle assemblee della sua organizzazione all’interno di Mirafiori.
”Il consenso alle nostre posizioni all’interno della fabbrica è molto alto e, qualsiasi sia l’esito del referendum, noi rimarremo della partita, anche con ricorsi in sede legale, se necessario. I nostri delegati – prosegue il segretario della Fiom – e i lavoratori iscritti al nostro sindacato rimarranno all’interno della fabbrica, dove anche oggi l’azienda ha organizzato una vera e propria attività sindacale a favore del sì: non si era mai visto a Mirafiori, dal Dopoguerra a oggi, un’attività sindacale esplicita da parte dell’azienda, che con questo accordo vuole scegliere i rappresentanti sindacali dei lavoratori. E’ un attacco alla libertà e alla democrazia senza precedenti ed è noto che spesso quello che succede nelle fabbriche viene poi anche trasferito fuori”.
Non è mancato, da parte di Landini, un affondo nei confronti dell’amministratore della Fiat, “accusato” di aver depositato soldi i propri beni: ”Ho scoperto che Marchionne, oltre a guadagnare molti soldi, paga le tasse in Svizzera, mentre tutti i lavoratori Fiat continuano a pagarle in Italia: noi più di Marchionne siamo interessati che auto, camion e trattori si continuino a produrre qui”.
”Serve anche un investimento pubblico, come è avvenuto in Francia, Germania e Stati Uniti – ha aggiunto Landini – per aiutare un settore e indirizzarlo sulla strada dell’innovazione e della ricerca”. Secondo il segretario della Fiom, ”anche in caso di vittoria dei no Mirafiori continuerà a esistere e produrre: è più di 100 anni che qui si costruiscono auto e si continueranno a fare anche dopo Marchionne”.