MILANO, 4 APR – Cala il sipario su uno dei marchi ‘storici’ della finanza italiana: Hopa, la finanziaria che ha orchestrato la madre di tutte le scalate, quella alla Telecom lanciata nel 1999 dalla cordata capitanata da Emilio Gnutti e Roberto Colaninno, verra’ fusa in Mittel, scomparendo dal registro delle imprese dopo essere stata (quasi) dimenticata dalle cronache finanziarie.
La società di Giovanni Bazoli, insieme al fondo lussemburghese Equinox Two di Salvatore Mancuso, aveva rilevato Hopa nel 2008, quando la holding bresciana, uscita con le ossa rotte dalle fallite scalate bancarie del 2005 e dal crollo dei mercati azionari, era ormai sull’orlo del fallimento.
Ora il Cda di Mittel ha deciso ”di avviare lo studio di un progetto complessivo di riassetto delle partecipazioni che prevede la fusione” in Mittel di Tethys, il veicolo creato per acquistare il controllo di Hopa. Preliminarmente si provvederà a fondere Hopa (che avrà incorporato anche Earchimede, altra società della galassia bresciana) in Tethys.
L’addio alla holding che aveva portato la ‘razza padana’ alla testa di Telecom chiuderà il processo di ristrutturazione avviato da Mittel ed Equinox Two (che uscirà da Hopa). Mittel ha sottoscritto un contratto preliminare per rilevare da Mancuso il 49,3% di Tethys, salendo all’83,3% (con un’opzione per arrivare al 100%). La ‘presa’ di Mittel su Hopa si attesterà al 63,3%, dando alla finanziaria il controllo sull’assemblea straordinaria.
Gli accordi prevedono che Bios, la principale partecipazione di Hopa (detiene il 19% del gruppo biomedicale Sorin), continui ad essere controllata da Mittel ed Equinox Two. L’operazione, afferma Mittel, ”pone le premesse di un progetto che, se realizzato, porterà alla crescita dimensionale” del gruppo e ad un significativo accorciamento della filiera societaria, rendendo più efficace il lavoro di valorizzazione delle partecipazioni industriali”.
Nel portafoglio di Hopa – un utile di 8 milioni e un patrimonio netto di 223 a fine 2009 – ci sono oggi quote di fondi di private equity e alcune partecipazioni come quella in Fashion District (outlet), Draco (immobiliare) e un paio di finanziarie che si occupano di leasing (F. Leasing) e Markfactor (factoring). Piccole partecipazioni industriali, che Mittel sta valorizzando, e che un tempo erano oscurate dalla rete di quote bancarie, nelle telecomunicazioni, nella moda che la ‘bicamerale degli affari’ creata da Gnutti aveva accumulato nei suoi anni d’oro, quando al banchetto di plusvalenze imbandito dal finanziere, non ancora ‘pensionato’ dalle inchieste della magistratura sulle scalate bancarie, si accomodava senza distinzione di colore politico molta parte della finanza italiana, da Mps alla Fininvest, da Unipol all’Antonveneta, per finire con buona parte dell’industria bresciana, stufa di faticare sui tondini e attratta dai facili guadagni di borsa.
Mai, tra questi, Giovanni Bazoli, espressione più importante dell’altra anima della finanza bresciana, quella cattolica e liberale, che con Gnutti e le sue scorribande finanziarie non si è mai presa. E che ora, con la benedizione della Borsa (Mittel è balzata del 6,7% a 2,7 euro), si appresta a seppellirne le ultime spoglie.
