ROMA – L’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Mauro Moretti ha annunciato che lo sbocco della società in Borsa “è inevitabile”. La discussione con l’azionista, leggi il Tesoro, “è ancora in corso”, ma non è più un mistero che il destino di Fs, almeno per quanto riguarda le società satellite più promettenti in termini di profitto, è la quotazione e l’ingresso dei privati. Moretti il “rosso”, ingegnere di prodotto, una vita fra i treni, sindacalista e comunista, segretario alla fine degli anni ’80 della Cgil Trasporti, proseguirà quindi il piano di risanamento delle Fs guardando al mercato e aprendo alla Borsa.
Lo fa con il beneplacito e, perchè no, con il ringraziamento di Tremonti. Non c’era alla presentazione del piano industriale ma ha inviato un biglietto di complici complimenti: “Alla prossima, prima o poi, sono certo, qualcuno si presenterà comunque alla vostra assemblea per staccare una ricca cedola dividendo”. Il ministro apprezza chi sa fare, e soprattutto chi sa fare senza chiedergli un euro.
Gli obiettivi strategici indicati da Moretti sono diversi e ambiziosi. Le società controllate e in particolare il trasporto a lunga percorrenza si apriranno a forme di partnership con l’ingresso di forze fresche, reperibili appunto sul mercato. Imperativo sarà il consolidamento e la crescita degli utili: nel 2011 verrà archiviato un utile netto di 163 milioni di euro, la prospettiva è il raddoppio. Per l’Alta Velocità nella tratta Roma-Milano si punta a treni da 360 kmh e sottopassi sull’Appennino, per un tempo massimo di 2 ore e 20. Entro il 2013 dovrà essere raggiunto il pareggio di bilancio di tutti i settori, compreso il trasporto merci.
Trenitalia si autofinanzierà con un aumento di capitale da 900 milioni di euro attraverso la valorizzazione patrimoniale. I ricavi complessivi di Fs devono crescere dagli attuali 8 miliardi a 9, cui ne va aggiunto un altro e rotti da incassare con l’espansione nel mercato estero. Ultimo, ma non per importanza, il capitolo investimenti: servono 25 miliardi di euro in cinque anni, di cui sei in nuovi treni, per un fatturato che nel 2015 punta a superare la soglia dei 10 miliardi.