
SIENA – Monte dei Paschi di Siena trova un accordo con i giapponesi di Nomura sul derivato Alexandria e risparmia oltre 440 milioni. Per l’istituto toscano e: l’impatto negativo sul conto economico è di 88 milioni al netto delle imposte e positivo di liquidità per circa 500 milioni. L’esborso a carico di Mps si è ridotto a 359 milioni, pari ad un minor esborso di 440 milioni rispetto al pricing condiviso della transazione.
La chiusura del contenzioso, aperto nel 2013, si è concretizzata il giorno dopo l’arrivo a Siena del neo-presidente Massimo Tononi, molto impegnato nella ricerca di un partner per un’aggregazione chiesta dalla Bce ma che ancora non sembra essere all’orizzonte.
La ristrutturazione di Alexandria venne firmata dagli ex vertici di Mps nel 2009, in occasione dell’acquisizione di Antonveneta. Un’operazione che poi ha portato alla condanna da parte del tribunale di Siena dell’ex presidente Giuseppe Mussari, dell’ex direttore generale Antonio Vigni e dell’ex capo area finanza Gianluca Baldassarri a 3 anni e 6 mesi con l’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici. Il tutto proprio per aver occultato, secondo i giudici, il contratto siglato con Nomura.
In realtà l’amministratore delegato Fabrizio Viola da tempo lavorava con i giapponesi, a cui Mps aveva chiesto un miliardo di danni. Anche loro erano interessati a chiudere prima dell’inizio del processo Mps a Milano dove tra gli imputati, oltre a Mussari e Vigni, ci sono anche gli ex vertici di Nomura in Europa, Sadeq Sayed e Raffaele Ricci.
L’accordo con Nomura ha seguito la strada già tracciata da Deutche Bank per l’altro derivato, Santorini, che aveva portato 220 milioni di euro nelle casse di Mps.
