SIENA – Una giornata particolare in Borsa per Mps chiusa con un botto inatteso del titolo che, congelato anche per eccesso di volatilità, alla fine ha guadagnato il 19,24%, a 0,22 euro. Valori determinati da scambi per quasi il 12% del capitale, con la Consob che ha avviato le verifiche in tempo reale sul titolo, portate avanti tutto il giorno, fino all’individuazione di alcuni intermediari, italiani ed esteri, particolarmente attivi e ai quali avrebbe già chiesto per conto di chi hanno operato. A loro si sarebbe accodato tutto il mercato.
Mentre il titolo saliva, complice, almeno in parte, anche la drastica discesa dello spread, gli occhi di tutti si sono concentrati sulla Fondazione Mps: l’ente presieduto da Antonella Mansi, proprietario fino ad oggi del 31,5% del capitale della banca (lo ha in carico a 0,24 euro), deve vendere un pacchetto sostanzioso della propria quota prima dell’aumento di capitale da 3 miliardi che scatterà a fine maggio, anche per rimborsare il debito di 340 mln a un gruppo di istituti bancari, italiani ed esteri. Nessuna conferma è arrivata da Palazzo Sansedoni, dove tra l’altro si è riunita la deputazione generale che ha dato il via libera all’azione di responsabilità nei confronti degli ex vertici della Fondazione, di JP Morgan (advisor dell’ente nel 2008 quando venne sottoscritto il primo aumento di capitale dopo l’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps), e contro il pool di banche che concessero il prestito da 600 mln nel 2011, per aiutare a sottoscrivere la seconda ricapitalizzazione.
Nella sua relazione il professor Giorgio De Nova, al quale si era rivolta la Fondazione per avere un parere sulla fattibilità dell’azione di responsabilità, aveva ipotizzato una richiesta di circa 740 milioni di euro. Certo è che il titolo è cresciuto ulteriormente dopo l’apertura di Wall Street e tra le ipotesi c’è l’acquisto di pacchetti da parte di alcuni grandi fondi Usa. L’unica cosa concreta è che qualcuno ha continuato a comprare titoli Mps a valori molto più alti del prezzo di apertura (0,18). Bisognerà attendere i prossimi giorni per comprendere chi ha venduto e chi ha comprato e se l’ente ha stretto un accordo con qualcuno, fondi o privati, a cui cedere gran parte del proprio capitale.
La giornata particolare per il Monte, per la verità, era iniziata mercoledì mattina quando dalla procura è partito l’ordine per nuove perquisizioni: gli uomini del nucleo valutario della Guardia di Finanza si sono presentati in vari uffici e abitazioni di una decina di persone, anche alcuni dipendenti di Mps (nessuno di loro risulterebbe indagato), e negli uffici milanesi di Centrosim, la società di intermediazione mobiliare controllata dall’Istituto centrale delle Banche popolari italiane.
L’inchiesta è quella che riguarda la cosiddetta ‘banda del 5%’, per i pm guidata dall’ex capo area finanza di Mps, Gianluca Baldassarri. Obiettivo degli inquirenti, che una settimana fa avevano indagato per questo filone 11 persone, sarebbe stato quello di raccogliere prove documentali di operazioni svolte, anche da Centrosim con Mps attraverso il broker Enigma, i cui vertici sono tra gli indagati insieme a Baldassarri e altri funzionari di Mps.
Dal tribunale è arrivata sempre mercoledì mattina anche la notizia dell’archiviazione, decisa dal gip Monica Gaggelli, dell’inchiesta sulla morte di David Rossi, l’ex capo comunicazione del Monte gettatosi dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni proprio un anno fa, il 6 marzo 2013. Contro l’archiviazione del fascicolo aperto con l’ipotesi di ‘istigazione al suicidio’, chiesta dai pm Nicola Marini e Aldo Natalini, si era opposta la famiglia di Rossi convita che ci fossero dubbi sulla sua morte. Per il giudice “nessun punto oscuro può ritenersi sussistere e nessun dubbio” c’è sulla sua morte.
Giovedì è prevista la prima udienza per l’inchiesta principale sull’acquisizione di Antonveneta. Davanti al gup Gaggelli compariranno gli 8 imputati (tra i quali l’ex presidente Giuseppe Mussari) e JP Morgan, che secondo l’accusa, a vario titolo, sono colpevoli di manipolazione del mercato, ostacolo all’autorità di vigilanza, false comunicazioni sociali e anche insider trading.