
ROMA – Niente tasse, solo mini-correzioni: così l’Italia risponde alla Ue sui conti. Il Governo intende scegliere la strategia più adatta per affrontare le nuove spese per il terremoto e assicurare il rispetto delle regole finanziarie europee: ma senza aumentare le tasse, senza ricorrere a manovre correttive estemporanee per allineare i conti pubblici alla richiesta di coprire i 3,4 miliardi, cioè la differenza che ha innescato il contenzioso.
E’ la posizione emersa nel corso dell’incontro avvenuto ieri sera fra il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, e il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, che sono in perfetta sintonia su questo fronte, orientati ad assumere decisioni coerenti con la politica economica avviata nel 2014, incentrata su riforme, sostegno alla crescita, recupero dall’evasione e sostenibilità del debito pubblico.
Il no all’aumento delle tasse, che potrebbe avere effetti depressivi, resta appunto un punto cardine per il governo. E lo è sicuramente per il Pd, con Matteo Renzi che è perentorio in un post sul suo nuovo blog: “quello del 2013 deve restare l’ultimo aumento dell’Iva. Siamo contrari all’aumento delle tasse. Tutte”.
E qui sta il punto politico: Gentiloni e Padoan (ma anche Renzi) hanno scartato lo scenario dello scontro frontale, quello che immaginava le eventuali sanzioni di Bruxelles come un’arma da utilizzare in campagna elettorale. Dunque si va verso una mini-correzione, del valore ancora indefinito: anziché lo 0,2%, si scenderà all’0,1%? O ancora più in basso? In questi casi il governo dovrà limare spese per una somma tra il miliardo e il miliardo e mezzo. (Fabio Martini, La Stampa)