
I ministri delle Finanze dell’Unione Europea sono uniti nell’opporsi alla proposta del presidente americano Barack Obama per imporre nuovi limiti alla taglia e alle prese di rischio delle banche, ritenendo che l’applicazione della ‘Volcker Rule’ in Europa potrebbe non essere in linea con gli attuali principi del mercato interno.
Lo riporta Bloomberg citando una bozza di documento che potrebbe essere ratificata al termine della due giorni di lavori iniziata oggi, 15 febbraio, a Bruxelles. Nel documento i ministri delle Finanze esprimono la propria “preoccupazione per l’applicazione della Volcker in Europa. Ogni scelta politica dovrebbe evitare di spingere i rischi in altre parti del sistema finanziario”.
La resistenza alla proposta Obama mostra le divisioni politiche esistenti su come rivedere le regole del sistema bancario per prevenire il ripetersi di crisi che costringano i contribuenti a salvare il sistema finanziario. La bozza di documento, datata 10 febbraio, é stata preparata – riporta Bloomberg – da rappresentanti dei ministeri delle Finanze europei, dalla Banca Centrale Europea e dalla Commissione Europea. Si tratta di un documento di 3 pagine in cui viene anche considerata la proposta di una tassa di stabilità sulle banche e la creazione di fondi nazionali o pan-europei per futuri salvataggi.
Il documento europeo (dal titolo ‘Issue note on the most recent proposals of the Us Administration in respect of Systemically Important Financial Insititutions and the introduction of a financial crisis responsability fee’) ritiene che le regole proposte da Obama potrebbero essere contrarie ai principi europei. Alla fine di gennaio Obama ha proposto nuovi paletti per le banche, così che queste non diventino troppo grandi da non poter fallire e non si espongano ad eccessivi rischi. La proposta prevede infatti limiti anche al proprietary trading, ovvero la negoziazione di titoli per conto proprio, oltre al divieto delle banche di controllare hedge fund.
A Davos il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha lanciato un messaggio di sostegno al piano di Obama per le banche, ma ha messo l’accento sulla necessità che gli Usa non si muovano da soli. Sulla materia – ha osservato – serve un dibattito globale, che coinvolga il G20. Il cancelliere dello scacchiere britannico, Alistair Darling, ha frenato sul piano Obama affermando che le misure ipotizzate dal presidente Usa non avrebbero evitato la crisi finanziaria globale, e oltretutto rischiano di minare l’intesa internazionale raggiunta dal G20.
Il documento si sofferma anche su un’eventuale tassa di responsabilità sulle banche. I ministri finanziari e i governatori delle banche centrali del G7 si sono detti d’accordo sul fatto che le banche condividano i costi della crisi. Ogni eventuale tassa sulle banche – hanno sottolineato i ministri – dovrà essere coordinata a livello internazionale e non penalizzarà la ripresa. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), come richiesto dal G20, sta compilando un rapporto (che sarà presentato in aprile) contenente le opzioni per far sì che le banche contribuiscano ai salvataggi. Le istituzioni finanziarie, in base a uno studio dell’Ocse, hanno ricevuto 1.560 miliardi di dollari di iniezioni di capitale, 5.210 miliardi di dollari per l’acquisto di asset e garanzie e 4.640 miliardi in garanzie per il debito.
