ROMA – La Corte dei conti, per la nomina nell’agosto del 2005 di Alfredo Meocci a direttore generale della Rai che era membro dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha condannato gli allora consiglieri d’amministrazione della Rai che votarono a favore, ovvero Giovanna Bianchi Clerici, Gennaro Malgieri, Angelo Maria Petroni, Giuliano Urbani e Marco Staderini, e l’allora ministro del Tesoro Domenico Siniscalco che propose la nomina, ad un risarcimento di 11 milioni di euro, in parti uguali fra loro.
E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte dei conti del 23 febbraio, sezione del Lazio, presidente Salvatore Nottola, pubblicate oggi sul sito della corte. Condannati anche l’ex direttore generale Alfredo Meocci a risarcire la somma di 107 mila euro e l’allora legale Rai Rubens Esposito, a 239 mila euro. E parla anche, la Corte, di ”manifestazione di una volontà pervicacemente e supinamente adesiva alla volontà politica”.
La Corte dei conti nelle motivazioni della sentenza parla di ”colpa grave da parte di tutti i soggetti ritenuti responsabili dei fatti addebitati poiché, se può escludersi la coscienza e volontà sia di violare la legge ma anche di accertare il relativo rischio, non può dubitarsi che tutti i responsabili abbiano posto in essere un comportamento sommamente lesivo di ogni regola di prudente e buon governo della cosa pubblica, perfettamente integrante l’elemento soggettivo della colpa grave”.
Per quanto riguarda i consiglieri, secondo la Corte dei conti, che ricostruisce dettagliatamente le vicende che portarono alla nomina, ”non vi è spazio alcuno per considerare un ipotetico stato di buona fede o colpa lieve dei consiglieri di amministrazione, così consci del possibile addebito da subordinare l’espressione del loro voto al rinnovo della polizza assicurativa anche per azioni connotate da colpa grave”.
Secondo la Corte, ”un tale pervicace, granitico e risoluto atteggiamento integra l’elemento psicologico richiesto per l’affermazione della responsabilità amministrativa dei consiglieri Bianche Clerici, Malgieri, Petroni, Staderini, e Urbani, per la nomina illegittima, illecita del dott. Meocci a direttore generale della Rai e del conseguente danno rappresentato dalla sanzione irrogata, per tale causa, dall’Agcom. I predetti vanno, pertanto, condannati a risarcire la Rai del danno alla stessa causato nell’ammontare e con le modalità” precisate.
Per la Corte ”non può non ravvisarsi la piena sussistenza di un elemento psicologico di grave colpa per una decisione assunta in grave e totale dispregio non solo della norma ma di ogni regola di prudenza, manifestazione di una volontà pervicacemente e supinamente adesiva alla volontà politica”.
Non da meno, per la Corte, ”deve essere dato rilievo alla condotta del ministro Siniscalco di colui, cioè che al vertice politico dell’amministrazione ha manifestato il proprio consenso alla nomina del dott. Meocci”. Da segnalare poi che la Corte motiva la sua tutelarità spiegando che ”invero, la Rai, ancorche’ societa’ per azioni, a differenza di altre società partecipate dallo Stato, ha evidenti e non contestabili peculiarità che la fanno definire sul piano sostanziale e malgrado la veste formale, pur con innegabili particolarità, quale ”ente assimilabile ad una amministrazione pubblica”.
Lo stesso deve dirsi per l’invocato art. 49 del D. Lgs. n. 177/2005 che se prevede che la Rai è assoggettata alla disciplina delle societa’ per azioni, anche per quanto concerne l’organizzazione e l’amministrazione, afferma la sussistenza di due importanti elementi identificativi dell’attrazione nell’alveo pubblico della stessa società (e della conseguente giurisdizione per le ipotesi di responsabilità amministrativa): l’essere titolare di una concessione esclusiva (comma 1) e il dover garantire ”il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi del servizio pubblico generale” (comma 3).